Prima la pandemia poi la guerra in Ucraina: shock economico sia nella domanda che nell’offerta

Prima c’è stata la pandemia con il fermo della produzione poi la guerra in ucraina. Risultato: “shock sia nella domanda che nell’offerta, che ora si sta ripercuotendo sull’economia mondiale e sui mercati finanziari”, spiega Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici, che parla di “una guerra economica tra Paesi dell’Occidente e gli ex Paesi emergenti, rappresentati, per semplificazione, dagli Stati Uniti da una parte, dalla Cina e dalla Russia dall’altra. I due blocchi economici hanno aumentato le tensioni attraverso vari conflitti regionali, vedi l’invasione dell’Ucraina, sanzioni economiche, tra cui quelle finanziarie che hanno bloccato quasi tutte le operazioni con la Russia da parte di persone fisiche e giuridiche residenti in Europa e negli Stati Uniti, e blocco delle riserve estere.

L’impennata dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari ridistribuisce il reddito dai consumatori ai produttori, ma solitamente questo comporta una diminuzione della spesa globale ed un indebolimento della crescita del PIL globale. Questo perché l’incremento dei prezzi dei beni di prima necessità riduce il potere d’acquisto delle famiglie e trasferisce il reddito alle imprese ed agli individui con minore propensione alla spesa.

Di conseguenza, la spesa totale cala.

Inoltre, sul fronte della domanda, è probabile che i consumatori e le imprese rinviino gli acquisti discrezionali più costosi, con conseguenze pesanti soprattutto in Europa.

Le stime di crescita per il 2023 continuano a prefigurare un deciso rallentamento. I rischi per la stabilità finanziaria restano elevati anche in Italia, nonostante le condizioni della finanza pubblica siano migliorate nel 2022.

Sono diminuiti sia l’indebitamento netto in rapporto al PIL sia il peso del debito sul prodotto, quest’ultimo di oltre 5 punti percentuali.

Il consolidamento di tali tendenze resta fondamentale, anche alla luce dell’incertezza sull’evoluzione del quadro macroeconomico e del rialzo dei tassi di interesse.

In Italia – sottolinea Giacomelli – sono 7 milioni le persone che si trovano in una situazione di sovraindebitamento e più di 1 famiglia su 4 è a rischio di povertà assoluta.

Oggi il rischio si estende a tutti, privati cittadini e imprenditori, considerato che Istat e Bankitalia hanno reso noto che il 50% delle famiglie italiane sono in difficoltà economica e che un’azienda su tre rischia di chiudere.

Uno scenario complessivo che ci porta a dover riflettere e ripensare le scelte sul futuro. Se da una parte le dinamiche internazionali sfuggono alla nostra capacità di influenza, dobbiamo pensare a come contenere e limitare gli effetti dannosi di questa tendenza alla stagflazione, per l’evidente impatto sulla nostra economia.

Evitare fenomeni speculativi ed avviare azioni protettive verso il tessuto sociale ed economico utili a contenere le disfunzioni del sistema che tende sempre a privilegiare i più furbi, caricando sui più deboli il peso della crisi economica”.

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