Notte di proteste in Israele per la riforma giudiziaria che darebbe più poteri al governo, togliendoli alla Corte Suprema

Notte infuocato a Tel Aviv. I manifestanti non mollano da settimane, si oppongono alla riforma giudiziaria di Netanyahu e al licenziamento del ministro della difesa Yoav Gallant. Sostengono che questa nuova legge sia un profondo pericolo per la democrazia israeliana, perché accentra molti poteri prima affidati alla Corte suprema, al governo stesso.

La riforma è osteggiata anche dagli ultraortodossi, che accusano la Corte di limitare le loro libertà religiose, perché negli anni avrebbe cercato di limitare le numerose esenzioni e i privilegi di cui godono. Per esempio, il servizio militare è obbligatorio per tutti i cittadini israeliani, maschi e femmine, ma non per gli ultraortodossi.

Il governo ritiene che invece la Corte suprema abbia in questo momento eccessiva libertà di intervento in diverse materie sulle quali il potere spetterebbe invece al governo.

Netanyahu in questo momento è sotto processo della Corte Suprema per corruzione e altri reati, e ritiene che le accuse contro di lui siano politicamente motivate.

Il Knesset, il parlamento in Israele è unicamerale, cosa che impedisce la dialettica tra camera alta e camera bassa che esiste in molte democrazie. La Corte suprema israeliana ha assunto il ruolo di principale contrappeso al potere esecutivo, con una serie di sentenze che le hanno dato il potere di abolire qualunque legge approvata al parlamento israeliano. La Corte Suprema ha di fatto il potere di revisione della legislazione, entro alcuni limiti. Nei fatti se i giudici della Corte suprema ritengono che un provvedimento amministrativo sia in qualche modo “irragionevole”, lo possono abolire senza che il parlamento possa fare niente per intervenire.

La riforma di Netanyahu vuole colpire il potere della Corte di abolire le leggi approvate dal parlamento e propone un cambiamento delle modalità di nomina dei giudici della Corte Suprema per averne il controllo. Attualmente tutti i giudici del paese, sia quelli della Corte suprema sia quelli delle corti inferiori, sono selezionati da una commissione composta da nove membri di cui soltanto quattro, cioè la minoranza, sono scelti dal governo. Il governo vorrebbe portare a 11 i membri della commissione che seleziona i nuovi giudici, e portare a otto i membri di nomina politica.

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