“Il riscaldamento globale è una congettura non dimostrata”. 200 scienziati nel 2019 lo hanno scritto al governo

Duecento scienziati, con una Petizione indirizzata ai Presidenti della Repubblica, del Senato, della Camera dei Deputati e del Consiglio dei Ministri, già nell 2019 hanno rivolto un caloroso invito ai responsabili politici affinché, posta la cruciale importanza che hanno i combustibili fossili per l’approvvigionamento energetico dell’umanità, non si aderisca a politiche di riduzione acritica della immissione di anidride carbonica in atmosfera, con l’illusoria pretesa di governare il clima.
Tra i firmatari numerosi geologi, geofisici e studiosi del clima.
Il riscaldamento globale antropico, scrivono i firmatari, è una congettura non dimostrata e dedotta solo da alcuni modelli teorici climatici. I modelli climatici, però, falliscono nel riprodurre il clima degli ultimi 1000 anni e hanno fallito le previsioni avanzate sulla evoluzione climatica degli anni successivi al 2000. Al contrario, la letteratura scientifica recente ha messo sempre più in evidenza l’esistenza di una variabilità climatica naturale legata soprattutto ai grandi cicli millenari, secolari e pluridecennali dell’attività solare e della circolazione oceanica, che sono stati responsabili di altri periodi caldi degli ultimi 10.000 anni.
In ordine al cosiddetto consenso scientifico a favore del contributo antropico, continuano i firmatari, bisogna essere consapevoli che il metodo scientifico vieta di addurre il consenso a sostegno della validità scientifica di una congettura. Inoltre lo stesso preteso consenso non sussiste, essendovi invece una notevole variabilità di opinioni tra gli specialisti del settore, climatologi, meteorologi, geologi e geofisici.
Concludono i firmatari che è scientificamente poco realistico individuare nelle emissioni umane praticamente l’unica causa del riscaldamento osservato dal secolo passato ad oggi e, quindi, le previsioni allarmistiche per il prossimo futuro dedotte da modelli climatici proponenti tale ipotesi non sono credibili. Pubblichiamo il testo e l’elenco dei promotori e dei primi firmatari. Chi volesse aggiungere la propria firma, può scrivere a robertoirsuti@21mosecolo.it indicando nome, cognome e qualifica (il titolo di studio, la professione attuale o passata se è in pensione).

Al Presidente della Repubblica Al Presidente del Senato Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Consiglio

PETIZIONE SUL RISCALDAMENTO GLOBALE ANTROPICO

I sottoscritti, cittadini e uomini di scienza, rivolgono un caloroso invito ai responsabili politici affinché siano adottate politiche di protezione dell’ambiente coerenti con le conoscenze scientifiche. In particolare, è urgente combattere l’inquinamento ove esso si presenti. A tale proposito è sufficiente ricordare il ritardo con cui viene utilizzato il patrimonio di conoscenze messe a disposizione dal mondo della ricerca e destinate alla riduzione delle emissioni antropiche inquinanti diffusamente presenti nei sistemi ambientali sia continentali che marini. Bisogna però essere consapevoli che l’anidride carbonica non è un agente inquinante.

Al contrario essa è indispensabile per la vita sul nostro pianeta.

Negli ultimi decenni si è diffusa una tesi secondo la quale il riscaldamento della superficie terrestre di circa 0.9°C osservato a partire dal 1850 sarebbe anomalo e causato esclusivamente dalle attività antropiche, in particolare dalle immissioni in atmosfera di CO2 proveniente dall’utilizzo dei combustibili fossili. Questa è la tesi del “riscaldamento globale antropico” promossa dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazione Unite, le cui conseguenze sarebbero modificazioni ambientali così gravi da paventare enormi danni in un imminente futuro, a meno che drastiche e costose misure di mitigazione non vengano immediatamente adottate. A tale proposito, numerose nazioni del mondo hanno aderito a programmi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica e sono pressate, anche da una martellante propaganda, ad adottare programmi sempre più esigenti dalla cui attuazione, che comporta pesanti oneri sulle economie dei singoli Stati aderenti, dipenderebbe il controllo del clima e, quindi, la “salvezza” del pianeta.

L’origine antropica del riscaldamento globale è però una congettura non dimostrata, dedotta solo da alcuni modelli climatici, cioè complessi programmi al computer, chiamati General Circulation Models. Al contrario, la letteratura scientifica ha messo sempre più in evidenza l’esistenza di una variabilità climatica naturale che i modelli non sono in grado di riprodurre. Tale variabilità naturale spiega una parte consistente del riscaldamento globale osservato dal 1850. La responsabilità antropica del cambiamento climatico osservato nell’ultimo secolo è quindi ingiustificatamente esagerata e le previsioni catastrofiche non sono realistiche.

Il clima è il sistema più complesso presente sul nostro pianeta, per cui occorre affrontarlo con metodi adeguati e coerenti al suo livello di complessità. Numerose evidenze mostrano che i modelli di simulazione climatica non riproducono la variabilità naturale osservata del clima e, in modo particolare, non ricostruiscono i periodi caldi degli ultimi 10.000 anni. Questi si sono ripetuti ogni mille anni circa e includono il ben noto Periodo Caldo Medioevale, il Periodo Caldo Romano, ed in genere ampi periodi caldidurante l’Ottimo dell’Olocene. Questi periodi del passato sono stati anche più caldi del periodo presente, nonostante la concentrazione di CO2 fosse più bassa dell’attuale, mentre sono correlati ai cicli millenari dell’attività solare. Questi effetti non sono riprodotti dai modelli.

Va ricordato che il riscaldamento osservato dal 1900 ad oggi è in realtà iniziato nel 1700, cioè al minimo della Piccola Era Glaciale, il periodo più freddo degli ultimi 10.000 anni (corrispondente a quel minimo millenario di attività solare che gli astrofisici chiamano Minimo Solare di Maunder). Da allora a oggi l’attività solare, seguendo il suo ciclo millenario, è aumentata riscaldando la superficie terrestre. Inoltre, i modelli falliscono nel riprodurre le note oscillazioni climatiche di circa 60 anni. Queste sono state responsabili, ad esempio, di un periodo di riscaldamento (1850-1880) seguito da un periodo di raffreddamento (1880-1910), da un riscaldamento (1910-40), ancora da un raffreddamento (1940-70) e da un nuovo periodo di riscaldamento (1970-2000) simile a quello osservato 60 anni prima. Gli anni successivi (2000-2019) hanno visto non l’aumento previsto dai modelli di circa 0.2°C per decennio, ma una sostanziale stabilità climatica che è stata sporadicamente interrotta dalle rapide oscillazioni naturali dell’Oceano Pacifico equatoriale, conosciute come l’El Nino Southern Oscillations, come quella che ha indotto il riscaldamento momentaneo tra il 2015 e il 2016.

Gli organi d’informazione affermano anche che gli eventi estremi, come ad esempio uragani e cicloni, sono aumentati in modo preoccupante. Viceversa, questi eventi, come molti sistemi climatici, sono modulati dal suddetto ciclo di 60 anni. Se ad esempio si considerano i dati ufficiali dal 1880 riguardo i cicloni atlantici tropicali abbattutisi sul Nord America, in essi appare una forte oscillazione di 60 anni, correlata con l’oscillazione termica dell’Oceano Atlantico chiamata Atlantic Multidecadal Oscillation. I picchi osservati per decade sono tra loro compatibili negli anni 1880-90, 1940-50 e 1995-2005. Dal 2005 al 2015 il numero dei cicloni è diminuito seguendo appunto il suddetto ciclo. Quindi, tra il 1880 e il 2015, tra numero di cicloni (che oscilla) e CO2 (che aumenta monotonicamente), non vi è alcuna correlazione.

Il sistema climatico non è ancora sufficientemente compreso. Anche se è vero che la CO2 è un gas serra, secondo lo stesso IPCC la sensibilità climatica ad un suo aumento nell’atmosfera è ancora estremamente incerta. Si stima che un raddoppio della concentrazione di CO2 atmosferica, dai circa 300 ppm preindustriali a 600 ppm, possa innalzare la temperatura media del pianeta da un minimo di 1°C fino a un massimo di 5°C. Questa incertezza è enorme. In ogni caso, molti studi recenti basati su dati sperimentali stimano che la sensibilità climatica alla CO2 sia notevolmente più bassa di quella stimata dai modelli IPCC.

Allora, è scientificamente non realistico attribuire all’uomo la responsabilità del riscaldamento osservato dal secolo passato ad oggi. Le previsioni allarmistiche avanzate, pertanto, non sono credibili, essendo esse fondate su modelli i cui risultati sono in contraddizione coi dati sperimentali. Tutte le evidenze suggeriscono che questi modelli sovrastimano il contributo antropico e sottostimano la variabilità climatica naturale, soprattutto quella indotta dal sole, dalla luna, e dalle oscillazioni oceaniche.

Infine, gli organi d’informazione diffondono il messaggio secondo cui, in ordine alla causa antropica dell’attuale cambiamento climatico, vi sarebbe un quasi unanime consenso tra gli scienziati e che quindi il dibattito scientifico sarebbe chiuso. Tuttavia, innanzitutto bisogna essere consapevoli che il metodo scientifico impone che siano i fatti, e non il numero di aderenti, che fanno di una congettura una teoria scientifica consolidata. Inoltre, lo stesso preteso consenso è falso. Infatti, c’è una notevole variabilità di opinioni tra gli specialisti – climatologi, meteorologi, geologi, geofisici, astrofisici – molti dei quali riconoscono un contributo naturale importante al riscaldamento globale osservato dal periodo preindustriale ed anche dal dopoguerra ad oggi. Ci sono state anche petizioni sottoscritte da migliaia di scienziati che hanno espresso dissenso con la congettura del riscaldamento globale antropico. Tra queste si ricordano quella promossa nel 2007 dal fisico F. Seitz, già presidente della National Academy of Sciences americana e quella promossa dal Non-governmental International Panel on Climate Change (NIPCC) il cui rapporto del 2009conclude che «La natura, non l’attività dell’Uomo governa il clima».

In conclusione, posta la cruciale importanza che hanno i combustibili fossili per l’approvvigionamento energetico dell’umanità, suggeriamo che non si aderisca a politiche di riduzione acritica della immissione di anidride carbonica in atmosfera con l’illusoria pretesa di governare il clima.

Roma, 19 Giugno 2019

COMITATO PROMOTORE
1. Uberto Crescenti, Professore Emerito di Geologia Applicata, Università di Chieti-Pescara, già

Magnifico Rettore e Presidente della Società Geologica Italiana.

2. Giuliano Panza, Professore di Sismologia, Università di Trieste, Academico dei Lincei e dell’Accademia Nazionale delle Scienze, detta dei XL, vincitore nel 2018 del Premio Internazionale dell’American Geophysical Union.

3. Alberto Prestininzi, Professore di Geologia Applicata, Università di Roma, già Scientific Editor in Chief della rivista Internazionale IJEGE e Direttore del Centro di Ricerca Previsione e Controllo Rischi Geologici.

4. Franco Prodi, Professore di Fisica dell’Atmosfera, Università di Ferrara.

  1. Franco Battaglia, Professore di Chimica Fisica, Università di Modena, Movimento Galileo 2001.
  2. Mario Giaccio, Professore di Tecnologia ed Economia delle Fonti di Energia, Università di Chieti- Pescara, già Preside della Facoltà di Economia.
  3. Enrico Miccadei, Professore di Geografia Fisica e Geomorfologia, Università di Chieti-Pescara.
  4. Nicola Scafetta, Professore di Fisica dell’Atmosfera e Oceanografia, Università di Napoli.
  5. Antonio Brambati, Professore di Sedimentologia, Università di Trieste, Responsabile Progetto Paleoclima-mare del PNRA, già Presidente Commissione Nazionale di Oceanografia.FIRMATARI
  1. Antonino Zichichi, Professore Emerito di Fisica, Università di Bologna, Fondatore e Presidente delCentro di Cultura Scientifica Ettore Majorana di Erice.
  2. Aurelio Misiti, Professore di Ingegneria sanitaria-Ambientale, Università La Sapienza di Roma, gia Preside della Facoltà di Ingegneria, già Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
  3. Renato Angelo Ricci, Professore Emerito di Fisica, Università di Padova, già Presidente della Società Italiana di Fisica e della Società Europea di Fisica, Movimento Galileo 2001.
  4. Giancarlo Ruocco, Professore di Struttura della Materia, Università di Roma.
  5. Cesare Barbieri, Professore Emerito di Astronomia, Università di Padova.
  6. Sergio Bartalucci, Ricercatore Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), Presidente Associazione Scienziati e Tecnologi per la Ricerca Italiana.
  7. Pietro Agostini, Ingegnere, Socio Associazione Scienziati e Tecnologi per la Ricerca Italiana.
  8. Achille Balduzzi, Geologo, Agip-Eni.
  9. Donato Barone, Ingegnere.
  10. Antonio Bianchini, Associato INAF – Osservatorio Astronomico di Padova, Professore di Astronomia, Università di Padova.
  11. Paolo Bonifazi, Astrofisico, ex Direttore IFSI-INAF, Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario- Istituto Nazionale Astrofisica.
  12. Roberto Bonucchi, Insegnante in pensione.
  13. Claudio Borri, Professore di Scienze delle Costruzioni, Università di Firenze, Coordinatore del Dottorato Internazionale in Ingegneria Civile.

14. Francesca Bozzano, Professore di Geologia Applicata, Università La Sapienza di Roma, Direttore del Centro di Ricerca CERI.

15. Antonio Brambati, Professore di Sedimentologia, Univerità di Trieste, Responsabile Progetto Paleoclima-mare del PNRA, già Presidente Commissione Nazionale di Oceanografia.

16. Gianfranco Brignoli, Geologo.
17. Marcello Buccolini, Professore di Geomorfologia, Università di Chieti-Pescara. 18. Paolo Budetta, Professore di Geologia Applicata, Università di Napoli.
19. Monia Calista, Ricercatore di Geologia Applicata, Università di Chieti-Pescara.

20. Giovanni Carboni, Professore di Fisica, Università Tor Vergata, Roma; Movimento Galileo 2001.

21. Franco Casali, Professore di Fisica, Università di Bologna e Accademia delle Scienze di Bologna.

22.Giuliano Ceradelli, Ingegnere, occupato di impiantistica in svariati settori: Oil & Gas, petrolchimico, metallurgico, infrastrutture, produzione di energia.

23. Augusta Vittoria Cerutti, membro del Comitato Glaciologico Italiano.

24. Alessandro Chiaudani, Ph.D. agronomo, Università di Chieti-Pescara.

25. Pino Cippitelli, Geologo Agip-Eni.

26. Antonio Clemente, Ricercatore di Urbanistica, Università di Chieti-Pescara.

27. Domenico Corradini, Professore di Geologia Storica, Università di Modena.

28. Fulvio Crisciani, Professore di Fluidodinamica Geofisica, Università di Trieste e Istituto Scienze Marine Cnr, Trieste.

29. Franco Di Cesare, Dirigente, Agip-Eni.

30. Serena Doria, Ricercatore di Probabilità e Statistica Matematica, Università di Chieti-Pescara.

31. Carlo Esposito, Professore di Rischi Geologici, Università di Roma.

32. Mario Floris, Professore di Telerilevamento, Università di Padova. 33. Luigi Fressoia, Architetto urbanista, Perugia.

34. Gianni Fochi, Chimico, Ricercatore in pensione della Scuola Normale Superiore di Pisa, e giornalista scientifico.

35. Mario Gaeta, Professore di Vulcanologia, Università di Roma.

36. Sabino Gallo, Ingegnere, ex ricercatore (in Italia ed in Francia), per la realizzazione dei primi “reattori nucleari veloci” del Mondo, scrittore scientifico.

37. Giuseppe Gambolati, Fellow della American Geophysica Union, Professore di Metodi Numerici, Università di Padova.

38. Rinaldo Genevois, Professore di Geologia Applicata, Università di Padova.
39. Daniela Giannessi, Primo Ricercatore, IPCF-CNR, Pisa.
40. Roberto Grassi, Ingegnere, Amministratore G&G, Roma.
41. Alberto Lagi, Ingegnere, Presidente di Società Ripristino Impianti Complessi Danneggiati. 42. Luciano Lepori, Ricercatore IPCF-CNR, Pisa.

43. Carlo Lombardi, Professore di Impianti nucleari, Politecnico di Milano.

44. Roberto Madrigali, Metereologo.

45. Ludovica Manusardi, Fisico nucleare, giornalista scientifico, Ugis.

46. Luigi Marino, Geologo, Centro Ricerca revisione e Controllo Rischi Geologici, Università di Roma.

47. Salvatore Martino, Professore di Microzonazione sismica, Università di Roma.

48. Maria Massullo, Tecnologa, Enea-Casaccia, Roma.

49. Enrico Matteoli, ex Primo Ricercatore, IPCF-CNR, Pisa

50. Paolo Mazzanti, Professore di Interferometria satellitare, Università di Roma.

51. Adriano Mazzarella, Professore di Meteorologia e Climatologia, Università di Napoli.

52. Carlo Merli, Professore di Tecnologie Ambientali, Università di Roma.

53. Gabriella Mincione, Professore di Scienze Tecniche di Medicina di Laboratorio, Università di Chieti-Pescara.

54. Alberto Mirandola, Professore di Energetica Applicata e Presidente Dottorato di Ricerca in Energetica, Università di Padova.

55. Renzo Mosetti, Professore di Oceanografia, Università di Trieste, già Direttore del Dipartimento di Oceanografia, Istituto OGS, Trieste.

56.Daniela Novembre, Ricercatore in Georisorse Minerarie e Applicazioni Mineralogiche- petrografiche, Università di Chieti-Pescara.

57. Sergio Ortolani, Professore di Astronomia e Astrofisica, Università di Padova.

58. Massimo Pallotta, Primo Tecnologo, Istituto Nazionale Fisica Nucleare.

59. Antonio Pasculli, Ricercatore di Geologia Applicata, Università di Chieti-Pescara.

60. Ernesto Pedrocchi, Professore Emerito di Energetica, Politecnico di Milano.

61. Enzo Pennetta, Professore di Scienze Naturali e divulgatore scientifico.

62. Tommaso Piacentini, Professore di Geografia Fisica e Geomorfologia, Università di Chieti-Pescara.

63. Guido Possa, Ingegnere nucleare, viceministro del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca con delega alla ricerca.

64. Francesca Quercia, Geologo, Dirigente di ricerca, Ispra.
65. Nunzia Radatti, Chimico, Sogin.
66. Mario Luigi Rainone, Professore di Geologia Applicata, Università di Chieti-Pescara. 67. Vincenzo Romanello, Ingegnere nucleare, Centro Ricerca di Rez, Repubblica Ceca.

68. Alberto Rota, Ingegnere ricercatore presso CISE ed ENEL ed esperto di energie rinnovabili.

69. Sergio Rusi, Professore di Idrogeologia, Università di Chieti-Pescara.

70. Massimo Salleolini, Professore di Idrogeologia Applicata e Idrogeologia Ambientale, Università di Siena.

71. Emanuele Scalcione, Responsabile Servizio Agrometeorologico Regionale ALSIA, Basilicata.

72. Nicola Sciarra, Professore di Geologia Applicata, Università di Chieti-Pescara.

73. Massimo Sepielli, Direttore di Ricerca, Enea, Roma.

74. Leonello Serva, Geologo, Accademia Europa delle Scienze e delle Arti, Classe V, Scienze Tecnologiche e Ambientali, Direttore Servizio Geologico d’Italia, Movimento Galileo 2001.

75. Enzo Siviero, Professore di Ponti, Università di Venezia, Rettore dell’Università e- Campus. 76. Ugo Spezia, Ingegnere, Responsabile Sicurezza Industriale, Sogin e Movimento Galileo 2001.

77. Emilio Stefani, Professore di Patologia vegetale, Università di Modena.
78. Luigi Stedile, Geologo, Centro Ricerca revisione e Controllo Rischi Geologici, Università di Roma. 79. Umberto Tirelli, Visiting Senior Scientist, Istituto Tumori d’Aviano, Movimento Galileo 2001.

80. Giorgio Trenta, Fisico e Medico, Presidente Emerito dell’Associazione Italiana di Radioprotezione Medica, Movimento Galileo 2001.

81. Roberto Vacca, Ingegnere e scrittore scientifico.
82. Gianluca Valensise, Dirigente di Ricerca, Dipartimento “Terremoti”, Istituto Nazionale di Geofisica

e Vulcanologia (INGV), Roma.
83. Corrado Venturini, Professore di Geologia Strutturale, Università di Bologna. 84. Franco Zavatti, Ricercatore di Astronomia, Univesità di Bologna.

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