Crediti fiscali: cosa succede ora con bonus e superbonus

Il Governo ha detto stop allo sconto in fattura e al sistema dei crediti fiscali. Il decreto legge è già operativo. Si torna al sistema di tre anni fa. Le banche non hanno più spazio fiscale per comprare nuovi crediti. Lo Stato inizialmente intendeva spendere 72 miliardi, al momento invece sono stati spesi 110 miliardi, ovvero 9 miliardi all’anno, mezzo punto di Pil per stare dietro a questi sconti fiscali. Quasi 60 miliardi di euro erano proprio per la cessione dei crediti, sconti fiscali che lo Stato non ha dato anno per anno come per le detrazioni normali, ma che sono stati concessi subito, nel momento in cui sono stati compiuti i lavori. Si torna al sistema precedente di detrazione sulle tasse per i 10 anni successivi, a patto che il cassetto fiscale abbia spazio.

Per quanto riguarda i condomini, per tutti quelli che hanno adottato la delibera assembleare sull’esecuzione dei lavori e hanno presentato la Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata (Cila) potranno ancora cedere all’impresa il credito di imposta. E quindi effettuare le opere senza costi.

Il testo del decreto legge già in vigore interviene, in particolare, per modificare la disciplina riguardante la cessione dei crediti d’imposta relativi a spese per gli interventi in materia di recupero patrimonio edilizio, efficienza energetica e “superbonus 110%”, misure antisismiche, facciate, impianti fotovoltaici, colonnine di ricarica e barriere architettoniche.

L’oggetto dell’intervento non è il bonus, bensì la cessione del relativo credito, che ha potenzialità negative sull’incremento del debito pubblico.

Dall’entrata in vigore del decreto, con l’eccezione di specifiche deroghe per le operazioni già in corso, non sarà più possibile per i soggetti che effettuano tali spese optare per il cosiddetto “sconto in fattura” né per la cessione del credito d’imposta. Inoltre, non sarà più consentita la prima cessione dei crediti d’imposta relativi a specifiche categorie di spese; resta invece inalterata la possibilità della detrazione degli importi corrispondenti.

Si abrogano le norme che prevedevano la possibilità di cedere i crediti relativi a:

  • spese per interventi di riqualificazione energetica e di interventi di ristrutturazione importante di primo livello (prestazione energetica) per le parti comuni degli edifici condominiali, con un importo dei lavori pari o superiore a 200.000 euro;
  • spese per interventi di riduzione del rischio sismico realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali o realizzati nei comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3, mediante demolizione e ricostruzione di interi edifici, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare, che provvedano alla successiva alienazione dell’immobile.

Si introduce anche il divieto, per le pubbliche amministrazioni, di essere cessionarie di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali maturati con tali tipologie di intervento.

Infine, il testo chiarisce il regime della responsabilità solidale nei casi di accertata mancata sussistenza dei requisiti che danno diritto ai benefici fiscali. Con le nuove norme, ferme restando le ipotesi di dolo, si esclude il concorso nella violazione, e quindi la responsabilità in solido, per il fornitore che ha applicato lo sconto e per i cessionari che hanno acquisito il credito e che siano in possesso della documentazione utile dimostrare l’effettività delle opere realizzate. L’esclusione opera anche per i soggetti, diversi dai consumatori o utenti, che acquistano i crediti di imposta da una banca, o da altra società appartenente al gruppo bancario di quella banca, con la quale abbiano stipulato un contratto di conto corrente, facendosi rilasciare un’attestazione di possesso, da parte della banca o della diversa società del gruppo cedente, di tutta la documentazione. Resta, peraltro, fermo che il solo mancato possesso della documentazione non costituisce causa di responsabilità solidale per dolo o colpa grave del cessionario, il quale può fornire con ogni mezzo prova della propria diligenza o non gravità della negligenza.

Il Consiglio ha concordato che le associazioni di rappresentanza delle categorie maggiormente interessate dalle disposizioni del decreto-legge saranno sentite dal Governo il prossimo 20 febbraio.

Resta il problema sull’economia reale nel nostro paese. Unimpresa lancia l’allarme: a rischio fallimento 25mila aziende. “110 miliardi farebbero saltare qualsiasi Governo. Invece saltano le imprese“, così commenta il provvedimento del governo Roberto Cervellini (Direttore Generale di CANDE)

Risultano “congelati” ben 15 miliardi di euro di crediti fiscali relativi al Superbonus, l’allarme lanciato da Centro Studi di Unimpresa, con un dossier.

Non solo: bloccati 90mila cantieri, 13mila posti lavorativi, 25.000 aziende, per la quasi totalità pmi, rischiano il fallimento.

110 miliardi il giro d’affari intorno al bonus, contro i 72 miliardi inizialmente stimati.

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