Chiamare vaccini i preparati contro il covid: “grande e furba operazione di marketing delle case farmaceutiche”

“Fino all’anno scorso, questi nuovi prodotti dell’azienda farmaceutica, fatti con tecnologie mai usate prima e di cui si sa ancora abbastanza poco, non sarebbero stati definibili come vaccini”, scrive Fulvio Di Blasi nel suo ultimo libro “Vaccino come atto d’amore?: Epistemologia della scelta etica in tempi di pandemia (Etica applicata)”.

“Chiamare questi prodotti nuovi “vaccini” non è stato scientificamente accurato e prudente. Si è trattato, questo sì, della più grande e furba operazione di marketing che le case farmaceutiche potessero fare, ma è stata fatta ai danni della medicina e della fiducia del pubblico.

E’ stato certamente uno sbaglio tecnico pubblicizzarli e presentarli come vaccini. Perché? Ma è ovvio.

I vaccini sono un tipo di farmaco rispetto a cui si è fatto giustamente da anni un grande lavoro di promozione per facilitarne l’accettazione e la comprensione da parte della popolazione.

C’è stato uno sforzo enorme per creare un ambiente di fiducia scientifica mondiale intorno ai vaccini. Il termine “vaccino” era fino a ieri per la medicina come il “made in Italy” per la moda e il cibo. C’era una fiducia seria e ben fondata su questo marchio.

È ovvio che qualunque produttore di vestiti o di cibo farebbe carte false se, per un qualche motivo di emergenza, avesse la possibilità di ottenere il made in Italy su un proprio prodotto nuovo. È ovvio che poter utilizzare il marchio “vaccino” per un prodotto nuovo è come fare tombola per le case farmaceutiche, cui si unisce addirittura un possibile mercato di usi farmacologici obbligatori.

Bisognava stare molto attenti, però, perché se poi questo prodotto nuovo non si comporta sul serio come un vaccino o genera sfiducia nei vaccini, si sono buttati nel cestino anni di lavoro eccellente per costruire un marchio di successo affidabile. Un po’ come se si fosse prodotto col marchio made in Italy il peggiore o il più odiato e contestato vestito del mondo.

Tratto da “Vaccino come atto d’amore?: Epistemologia della scelta etica in tempi di pandemia (Etica applicata)” di Fulvio Di Blasi. Lo si può trovare anche su Amazon.

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