Sempre più cittadini non comunitari in Italia: siamo arrivati a 3,5 milioni al 1° gennaio 2022, + 6%

Tra il 2021 e il 2022 i cittadini non comunitari con regolare permesso di soggiorno in Italia sono aumentati di quasi il 6%, passando da 3.373.876 al 1° gennaio 2021 a 3.561.540 al 1° gennaio 2022. L’incremento ha interessato tutte le collettività a eccezione dei cittadini della Moldova che restano sostanzialmente stabili rispetto al 2021. La crescita più consistente si registra per gli egiziani e i cittadini di Bangladesh e Pakistan.

Le persone con permesso di soggiorno in Italia hanno un’età media di poco più di 35 anni e una struttura di genere nell’insieme equilibrata (nel 49% dei casi si tratta di donne), anche se poi si riscontrano evidenti sbilanciamenti tra i sessi all’interno delle singole collettività: tra i cittadini di un paese europeo le donne rappresentano oltre il 59% mentre sono circa il 39% tra le comunità africane.

I minori sono quasi il 21% dei cittadini regolarmente presenti, una quota decisamente più alta di quella riferita alla popolazione residente italiana che è pari al 15,3%. L’incidenza di bambini e ragazzi sul totale delle presenze è particolarmente rilevante nelle comunità dell’Africa del Nord (circa il 28% del totale), soprattutto in quella egiziana (quasi il 33%). All’opposto le persone con più di 60 anni rappresentano in media poco più del 10% del totale ma si arriva quasi al 29% tra i cittadini dell’Ucraina.

I permessi di soggiorno di lungo periodo, quelli cioè rilasciati ai non comunitari che risiedono in maniera stabile e continuativa in Italia da almeno 5 anni, sono quasi il 66% di quelli in corso di validità. Considerando i principali continenti, l’incidenza dei lungo soggiornanti è più elevata per i non comunitari europei (75,2%), più bassa per America Latina (69,1%) e Africa (62,9%) e minima per l’Asia (60,5%).

Le differenze emergono anche all’interno dei raggruppamenti continentali: considerando gli europei, ad esempio, gli albanesi hanno un permesso di soggiorno di lungo periodo nel 68,2% dei casi, i cittadini della Moldavia nell’85,9%.

I cittadini non comunitari si concentrano per lo più nel Centro-nord. Al 1° gennaio 2022 la Lombardia ospita da sola il 26,1% degli stranieri con permessi di soggiorno e la provincia di Milano il 12,7%, ossia la quota più alta tra le province e anche tra le regioni, comprese Emilia Romagna (11,3%) e Lazio (11,1%) che seguono nella graduatoria.

Nel Mezzogiorno la presenza non comunitaria è decisamente più limitata (14,6% dei permessi rilasciati o rinnovati) e anche meno stabile sul territorio: solo il 59,8% dei cittadini non comunitari regolarmente presenti ha un permesso di lungo periodo contro il 65,2% del Nord-ovest, il 69% del Nord-est e il 66,9% del Centro. La stessa ripartizione si caratterizza per una più elevata incidenza dei permessi connessi all’asilo e alla protezione internazionale: sono il 9,2% contro il 5% della media nazionale.

Rallentano le acquisizioni di cittadinanza

Nel 2021 sono state 121.457 le acquisizioni di cittadinanza registrate in Italia, oltre 10 mila in meno rispetto all’anno precedente. Diversi i fattori che possono aver influenzato il calo. Tra questi non sono da escludere alcuni effetti della pandemia, come quelli legati alla sospensione dei procedimenti in materia di immigrazione e cittadinanza. Effetti che non si sono fatti sentire immediatamente, ma solo dopo qualche tempo, data la lunghezza di lavorazione delle pratiche.

Nel 90% dei casi (circa 109.600) si tratta di cittadini precedentemente non comunitari. Quanto alle motivazioni, il 41% delle acquisizioni della cittadinanza è avvenuto per residenza, l’11,9% per matrimonio. Tra le altre motivazioni resta molto rilevante la trasmissione del diritto dai genitori ai figli minori. In generale le donne rappresentano il 49,6% di coloro che hanno acquisito la cittadinanza italiana nel 2021 ma arrivano a oltre l’81% tra chi l’ha ottenuta per matrimonio.

I nuovi cittadini soprattutto al Centro-nord

I cittadini non comunitari che hanno acquisito la cittadinanza italiana nel 2021 sono soprattutto originari dell’Albania (22.493), del Marocco (16.588) e del Brasile (5.460); per i brasiliani hanno grande rilevanza le acquisizioni per discendenza da avi italiani.

I primi tre paesi di origine per numero assoluto di acquisizioni di cittadinanza coprono da soli oltre il 40% delle acquisizioni registrate in Italia nel 2021. All’interno di un generale equilibrio tra i sessi si evidenziano situazioni di squilibrio: per la Moldavia la quota di donne supera il 62% mentre per gli originari del Bangladesh si attesta intorno al 38%.

Circa il 69% delle acquisizioni di cittadinanza si sono registrate nel Nord del Paese e il 20% al Centro. Nel Mezzogiorno, dove sono ottenute l’11,4% delle cittadinanze, rivestono grande importanza, in termini relativi, le acquisizioni per discendenza da avi italiani.

Tra le regioni sono la Lombardia (25,1%), l’Emilia Romagna (13,8%) e il Veneto (10,4%) ad aver registrato le maggiori quote di acquisizioni. Nel Mezzogiorno invece, il valore più alto è quello della Sicilia, con poco più del 3%.

Quasi un milione e mezzo di italiani di origine straniera

Al 1° gennaio 2021 sono 1.470.680 i cittadini di origine straniera che hanno acquisito la cittadinanza italiana, non comunitari nell’83,3% dei casi. Le donne rappresentano il 56,3% del totale. Considerando le origini, il 18,4% è albanese e il 15,5% marocchino. Per il resto la composizione per paesi non comunitari di precedente cittadinanza è piuttosto frammentata e nessun’altra origine supera il 4% dei nuovi cittadini. È interessante notare che ogni 100 stranieri residenti ci sono rispettivamente 52 nuovi cittadini di origine albanese e 44 di origine marocchina, mentre il valore medio per i non comunitari è di poco superiore a 32 nuovi cittadini ogni 100 stranieri.

La struttura per età dei nuovi italiani si differenzia molto da quella degli stranieri e presenta alcune “sporgenze” caratteristiche. La prima si evidenzia nella classe di età 15-19 anni che, insieme a quelle contigue, registra un numero di “nuovi italiani” più ampio delle classi precedenti e immediatamente successive. Questa situazione è riconducibile alla possibilità di accesso alla cittadinanza per trasmissione del diritto dai genitori ai figli minori e per elezione nel caso dei nati in Italia.

L’altra sporgenza peculiare si ha tra le donne nella classe di età 45-49 e per gli uomini in quella 50-54 anni. Per le classi di età più avanzate, dopo i 65 anni, la quota di donne è particolarmente elevata; si tratta verosimilmente delle spose di origine straniera degli emigrati poi rimpatriati in Italia, con la famiglia formata nel paese di emigrazione.

I nuovi cittadini sono fortemente concentrati in sei regioni del Centro-nord: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, Lazio e Toscana che da sole ospitano il 73,5% di coloro che hanno acquisito la cittadinanza italiana e vivono in modo stabile nel Paese all’inizio del 2021. Solo in Lombardia risiede un quarto (il 25,5%) dei nuovi cittadini. Peculiare il caso del Brasile per cui i nuovi cittadini sono molti di più degli stranieri residenti in Italia: 930 ogni 100.

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