La richiesta di 12 stati di costruire un muro contro i migranti sancisce il fallimento delle politiche europee sull’argomento. La richiesta arriva da Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Repubblica Slovacca. Hanno scritto a Bruxelles domandando di finanziare “in via prioritaria” ed in “modo adeguato” le barriere fisiche ai confini, definite “un’efficace misura di protezione nell’interesse dell’intera Ue” e del funzionamento dell’area Schengen. Gli ultimi a mettersi all’opera in ordine temporale, a causa degli afflussi dalla Bielorussia, sono stati Lituania e Polonia, ma vari Paesi Ue già possono vantare barriere di filo spinato, dai tempi della grande crisi migratoria del 2015-2016.
L’Unione Europea non condanna, dice solo che non ci sono fondi per finanziarli. Johansson dice: “Rappresento la Commissione Europea, non me stessa. Gli Stati hanno il diritto e la responsabilità di proteggere i confini e sono nella posizione migliore per decidere come. Se pensano che bisogna costruire dei muri, lo possono fare. Non con i fondi Ue che sono già limitati”.- continua la commissaria – “Abbiamo bisogno di rafforzare la protezione dei confini esterni e vedo che alcuni Paesi membri stanno facendo qualcosa. Non ho nulla contro di loro che stanno costruendo muri. Ma non si può fare con i fondi europei: sono gli Stati membri dell’Ue che hanno deciso di tagliarli sull’immigrazione”. Poi aggiunge: “Il nuovo Patto sull’immigrazione”, che la Commissione presentò l’anno scorso dopo gli incendi che distrussero il mega-campo di accoglienza a Lesbo, piano che non è mai stato discusso, tanto meno approvato dagli Stati membri, “è lì sul tavolo – continua Johansson – e aiuterà a proteggere i confini esterni. Abbiamo tante cose da approvare, prima che ne vengano presentate di nuove”.