La pandemia ha riportato le aziende italiane sotto il giogo della speculazione, a questo si è aggiunta la speculazione sulle bollette, che si prefigura come un attacco diretto alla piccola e media impresa italiana. “Su queste braci, circa 300mila imprese italiane rischiano di finire abbrustolite. Questo è il rischio di default del 2022 stimato da Cerved: 11 miliardi in più di debiti a rischio. Micro e piccole imprese sono più esposte agli effetti dell’inflazione”, spiega Valerio Malvezzi su Radio Radio.
In Italia le PMI rappresentano il 99,9% del totale delle imprese operanti sull’intero territorio nazionale, generando oltre il 70% del fatturato del nostro paese econtribuendo a impiegare oltre l’81% dei lavoratori. Le PMI rappresentano, cioè, la struttura portante dell’intero sistema produttivo nazionale, ecco perché un attacco alla loro sopravvivenza è un attacco al Paese stesso. Se la gente non lavora non paga le tasse, se lo stato non incamera abbastanza tasse non può garantire servizi e redditi di sussistenza vari, oltre agli stipendi degli stessi statali e alle pensioni degli italiani.
Le PMI hanno subito le conseguenze economiche più gravi e impattare negativamente sull’intero sistema nazionale durante la pandemia e ora la situazione pare diventare ancora più grave. Basti pensare che le PMI manifatturiere e turistiche delle tre regioni più colpite durante il Covid (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) valgono da sole il 10% del totale fatturato Italia, cosa succederà ora con il costo dell’energia e una crisi più generalizzata?
“Le grandi imprese il Covid lo hanno recuperato nel giro di pochi mesi”, continua Malvezzi. “Le borse hanno recuperato rapidamente gli shock scaturiti dal Covid in pochissimo tempo: sono ripartire e decollate nuovamente. Le altre non riescono a recuperare gli effetti degli shock internazionali e, dato che l’Italia è fatta al 95% da piccole, medie e micro imprese capite che questo è un problema”.
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