Tra il 2010 ed il 2020, in Italia hanno chiuso i battenti 11 aziende ospedaliere, 100 ospedali a gestione diretta, 113 pronto soccorso (di cui 10 pediatrici) e sono state disattivate 85 unità mobili di rianimazione. Chiusure che hanno implicato la perdita di quasi 37mila posti letto, 28mila dei quali ordinari e quasi 10mila di day hospital: ma se i posti letto nelle strutture pubbliche sono stati drasticamente tagliati (-38.684), quelli nelle strutture private sono aumentati (+1.747).
Scendendo ancora più nel dettaglio, appare interessante il dato relativo ai posti letto effettivamente utilizzati per ciascuna branca specialistica, tenendo ben presente l’impatto che il Covid-19 ha avuto sulle attività di elezione, che sono state quasi del tutto sospese per diversi mesi:
- nel 2020, nei reparti di Chirurgia generale sono stati utilizzati 9.085 posti letto in meno rispetto al 2010;
- la Medicina generale ne ha persi 6.400,
- l’Ostetricia e Ginecologia 4.420,
- la Pediatria 2.159, l’Oculistica 2.139.
Di contro, come è immaginabile, sono aumentati in modo esponenziale i posti letto in
- Malattie infettive (8.102 posti letto in più)
- Terapia intensiva (2.184 in più).
Analizzando i posti letto utilizzati per attività di ricovero suddivisi per tipologia di struttura pubblica, sono 9.143 quelli persi in 11 anni dalle aziende ospedaliere (il 23%) e 16.372 quelli tagliati negli ospedali a gestione diretta (il 41%), mentre le uniche strutture ad aver incrementato la possibilità di ricovero sono gli Istituti a carattere scientifico, cui sono stati assegnati 848 posti letto in più.
Guardando alle strutture territoriali, al contrario, i numeri sono in netta crescita: tra il 2010 ed il 2020, i posti nelle strutture semiresidenziali sono aumentati del 25,2% (+12.056) e quelli in strutture residenziali del 23,2% (+49.506), ma, in realtà, la percentuale di incremento degli utenti è del solo 1,76% per le strutture semiresidenziali e del 19,28% per le residenziali.
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