Il Comitato Nazionale Familiari Vittime del Covid è sceso per la prima volta in piazza a Roma al parco di Villa Borghese. Con dignità, in una manifestazione, hanno chiesto giustizia per i loro familiari lasciati morire soli.
Portavano cartelli con le immagini delle conversazioni su Whatsapp avute con i loro cari ricoverati. Mote le testimonianze toccanti. “mio marito aveva fame e sete”, ha detto una signora, “dato che era attaccato a una macchina non poteva nè mangiare né bere, mi scriveva dei messaggi, li ho tutti sul telefono, aveva il corpo coperto di lividi, alla fine si è pure negativizzato, ma gli bombardavano i polmoni con l’ossigeno. Non c’è più”. E’ morto così, solo, come soli sono morti mamme, papà, fratelli, sorelle, amici, senza il conforto di una visita, di una persona cara. Le persone malate sono fragili e loro sono stati lasciati soli, indifesi, in balia di protocolli quantomeno discutibili.
Luca Merico, il presidente del Comitato Nazionale Familiari Vittime del Covid denuncia anche l’omertà delle istituzioni. “La narrazione che è stata data in questi due anni è stata falsata, coperta di menzogne e omssioni”, denuncia un una intervista a ByoBlu. “I grandi partiti che erano al governo non hanno dato alcuna risposta. Addirittura il ministro Speranza ha fatto bloccare il nostro account Twitter”.
“Forse qualcuno dovrebbe chiedere scusa, dire che hanno sbagliato. Fra 10 anni quando i nostro bambini saranno cresciuti cosa gli racconterete? Gli racconterete che avete davvero fatto tutto il possibile per salvare la gente, o cosa gli racconterete? Quale realtà gli racconterete? La vera realtà o a realtà che vi siete conviti sia quella vera?”
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