Dopo 29 anni condannato ex funzionario iraniano per il massacro delle prigioni del 1988

Il 14 luglio un tribunale di Stoccolma ha condannato l’ex funzionario iraniano Hamid Nouri all’ergastolo per crimini relativi al massacro delle prigioni avvenuto in Iran nel 1988. Il processo è stato celebrato in Svezia sulla base del principio della giurisdizione universale.

“La sentenza rappresenta un passo avanti senza precedenti verso la giustizia e trasmette alle autorità iraniane il messaggio, lungamente atteso, che i responsabili di crimini contro l’umanità non riusciranno a farla franca”, ha dichiarato Diana Eltahawy, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.

“Per oltre tre decenni, sopravvissuti e parenti di migliaia di oppositori politici vittime di esecuzioni extragiudiziali e sparizioni forzate hanno lottato per la verità e la giustizia. Grazie a questa prima sentenza nei confronti di un funzionario iraniano, seppure in Europa, hanno finalmente visto emettere una condanna. Ora tutti gli stati che esercitano la giurisdizione universale devono indagare su ogni altro funzionario o ex funzionario iraniano contro i quali vi siano prove del loro coinvolgimento in crimini contro l’umanità del passato e in corso, compreso l’attuale presidente Ebrahim Raisi”, ha aggiunto Eltahawy.

“Questa importantissima sentenza deve suonare come un monito per la comunità internazionale affinché affronti la crisi d’impunità dominante in Iran. A questo scopo, chiediamo agli stati membri del Consiglio Onu dei diritti umani di istituire urgentemente un meccanismo internazionale d’indagine e di accertamento delle responsabilità riguardo ai più gravi crimini commessi in Iran, comprese le migliaia di sparizioni forzate che restano senza risposta a più di 30 anni di distanza dal massacro delle prigioni”, ha concluso Eltahawy.

Coerentemente con la loro costante strategia di diniego e distorsione dei fatti, le autorità iraniane hanno definito il processo nei confronti di Hamid Nouri come un “complotto”, preparato da “terroristi” e basato su “documenti e testimoni falsi”.

In un suo rapporto del 2018 intitolato “Segreti macchiati di sangue: perché il massacro delle prigioni iraniane del 1988 è un crimine contro l’umanità in corso”, Amnesty International aveva denunciato che, oltre ad aver commesso il crimine contro l’umanità di omicidio attraverso l’esecuzione extragiudiziale in segreto di migliaia di oppositori politici, le autorità iraniane stavano continuando a commettere i crimini contro l’umanità di sparizione forzata, persecuzione, tortura e altri atti inumani, anche attraverso la sistematica negazione delle informazioni sulle vittime delle esecuzioni extragiudiziali del 1988 e sui luoghi in cui erano state sepolte.

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