Il premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel si mobilita contro l’estradizione di Julian Assange

Il premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel ha chiesto al governo britannico di bloccare l’estradizione del fondatore di WikiLeaks Julian Assange negli Stati Uniti. L’intellettuale argentino ha inviato una lettera in inglese al ministro dell’Interno britannico, Priti Patel, che ha nelle sue mani il futuro della giornalista australiana da quando l’Alta Corte di Londra, abbattuta ad aprile, ha emesso un precedente verdetto contro la sua trasferimento in territorio nordamericano.

Pérez Esquivel ha avvertito Patel che potrebbero esserci conseguenze potenzialmente fatali per il cyberattivista se il Regno Unito decidesse di consegnare lo consegna alla giustizia americana, dopo aver ricordato che il giudice di primo grado si è opposto all’estradizione di Assange per paura che la sua salute mentale precaria lo avrebbe portato a suicidarsi in una prigione statunitense.

L’intellettuale argentino, premio Nobel per la pace nel 1980, ritiene illegale e abusiva la richiesta di estradizione di Washington, per cui ha esortato il ministro dell’Interno a difendere lo stato di diritto e a respingere l’estradizione.

Gli ha anche ricordato che diverse organizzazioni internazionali, tra cui le Nazioni Unite, il Consiglio d’Europa e il Parlamento europeo, oltre a decine di capi ed ex capi di Stato, hanno espresso preoccupazione per la situazione di Assange e ne chiedono il rilascio.

Gli Stati Uniti intendono processare il giornalista per aver pubblicato file segreti su WikiLeaks in cui sono esposti crimini di guerra commessi dai suoi militari in Iraq e Afghanistan e migliaia di documenti compromettenti per la diplomazia statunitense.

“Mi unisco alla crescente preoccupazione collettiva per le violazioni dei diritti umani, civili e politici di Julian Assange”, ha aggiunto Pérez Esquivel, il quale ha anche avvertito Patel che la persecuzione del fondatore di WikiLeaks costituisce un pessimo precedente per la libertà di stampa, e ratifica la giurisdizione universale degli Stati Uniti.

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