Tenere aperto un locale durante il lockdown non è reato. Lo ha stabilito la Cassazione

Non ha commesso il reato di ‘inosservanza dei provvedimenti dell’autorità’ la titolare della Torteria di Chivasso (Torino) che durante l’emergenza Covid si rifiutava di chiudere l’esercizio commerciale.

E’ quanto si legge nella sentenza con cui la Cassazione ha annullato, senza rinvio, la conferma del sequestro preventivo da parte del tribunale del riesame di Torino.

Secondo la Suprema Corte il fatto non è previsto dalla legge come reato con riferimento all’articolo 650 del codice penale.

Secondo i Supremi giudici la condotta contestata alla Spatari rientrava nelle violazioni alle misure di contenimento del Covid, le quali, se con il primo decreto del 23 febbraio 2020 comportavano una violazione del codice penale, con quello successivo del 25 marzo 2020 erano state depenalizzate. Era prevista solo una sanzione amministrativa, che consisteva in una multa (inflitta dalla prefettura) ed eventualmente dalla chiusura del locale fino a un massimo di 30 giorni. Non solo: in base a “un consolidato orientamento” della Corte, la violazione dell’articolo 650 del codice penale si può ritenere commessa solo se riguarda situazioni “non previste da una norma specifica”, che per quel che riguarda il Covid, dopo i decreti del 2020, esisteva, ed era punita per via amministrativa e non penale.

La Torteria, come ricostruito dai giudici, era stata sequestrata dopo che la titolare non aveva osservato il verbale di chiusura per cinque giorni del 27 gennaio 2021, l’ingiunzione del 19 aprile del prefetto, le richieste di presentazione al comando della polizia locale del 29 gennaio e del 3 marzo 2021. La Cassazione ha quindi annullato, senza rinvio, la conferma del sequestro preventivo da parte del tribunale del riesame di Torino, «perché il fatto non è previsto dalla legge come reato».

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