Russia: per la scienza serve un compromesso. I lavori degli scienziati russi pubblicati, non quelli provenienti dalle loro istituzioni

Dopo il caso di Dostoevskij il mondo occidentale si sta interrogando su come si dovrebbe procedere con la Russia. Essere rigidi, è ovvio, impedisce il dialogo.

Il Journal of Molecular Structure ha già deciso di non pubblicare studi dalle istituzioni russe, sebbene non vieti ai singoli scienziati russi sia all’interno che all’esterno della Russia.

Il BMJ deplora queste azioni e non sostiene alcun tipo di boicottaggio. “La nostra posizione  – scrivono – si basa principalmente sul sostegno all'”universalità della scienza”, che è sancita dal Consiglio internazionale delle unioni scientifiche ed esclude esplicitamente i boicottaggi sulla base della cittadinanza, del sesso, della religione o del colore. Come quattro dei più illustri scienziati britannici hanno scritto il 17 dicembre su The Guardian: “Sebbene sia possibile immaginare circostanze estreme in cui il principio potrebbe dover cedere il passo a imperativi contrastanti, la soglia per giustificare ciò è estremamente alta”. potrebbe essere la degradazione della scienza, come accadde nella Germania nazista. Non è successo niente di simile in Israele. Al contrario, gruppi come i medici israeliani per i diritti umani, che includono ebrei e palestinesi, stanno lavorando duramente per attirare l’attenzione sulla sofferenza da entrambe le parti del tragico conflitto”.

Mantenere i contatti con gli scienziati russi, almeno alcuni dei quali devono essere sconvolti da ciò che la Russia sta facendo all’Ucraina, può essere utile per trovare una via d’uscita da questa terribile guerra.

I medici internazionali per la prevenzione della guerra nucleare, che hanno riunito medici occidentali e russi, hanno vinto il Premio Nobel per la pace per il loro contributo alla fine dell’ultima Guerra Fredda e alla riduzione delle possibilità di una guerra nucleare.

Il Comitato Paralimpico Internazionale ha deciso inizialmente che avrebbe consentito agli atleti russi di competere alle Paralimpiadi Invernali anche se non sotto la bandiera russa perché i suoi principi fondamentali “includono un impegno per la neutralità politica e l’imparzialità”. “Tale neutralità”, ha affermato il Comitato, “è saldamente ancorata alla convinzione genuina che lo sport abbia il potere di trasformazione per superare le nostre carenze e richiamare da dentro di noi il meglio della nostra umanità, specialmente nei momenti più bui”. Un giorno dopo la sua decisione iniziale, tuttavia, il Comitato Paralimpico Internazionale ha revocato la sua decisione sotto l’enorme pressione dei suoi membri e dei politici internazionali. Scienziati e istituzioni scientifiche potrebbero subire pressioni simili”.

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