“La speranza dobbiamo costruirla, non bisogna demordere, lottare per la libertà”, Paolo Sceusa

“Sono venuto spesso nelle piazze a presentare molti ricorsi, petizioni, cause civili. L’esito di tutte queste azioni all’inizio era proprio negativo, adesso c’è qualche segnale debole di risveglio da parte dei miei colleghi. Questo significa che non bisogna demordere e arrendersi davanti alle difficoltà. Altrimenti si rischia sempre di fotografare la situazione momentanea e di immaginare, in modo depressivo, che questo rappresenti anche la situazione futura. Non è così. La magistratura ha bisogno di pensarci, di svegliarsi, ha bisogno di essere stimolata”, ha detto a Firenze lo scorso week end Paolo Sceusa, professore di Diritto, ex magistrato e Presidente di sezione emerito della Suprema Corte di Cassazione.

Certo che io a furia di cercare si svegliare quel dinosauro mi sono stufato e a quel punto ho deciso di mettere in campo qualcosa di diverso rispetto alle sole parole e ai pensieri, ho voluto mettere in campo un’azione. Ho iniziato a partecipare alle manifestazioni, una forma molto propulsiva e potente. Consente alle persone di incontrarsi, di conoscersi, di aggregarsi, di respirare una speranza, che da soli sembra lontana.

E’ la paura finta, falsa, da spaventapasseri che sta paralizzando questo paese e tuto il mondo, la paura di contagiarsi e di infettarsi.

Si può fare anche altro. Io sono per le somme e le moltiplicazioni. Se riusciamo ad inventarci con fantasia, coraggio, iniziativa,  tutte prerogative di noi italiani, altro. Ogni forma di protesta sicura e compatta ad ogni forma di obbligatorietà dei vaccini, a tutto ciò che è green pass, patente per vivere, per respirare, per esercitare diritti fondamentali sono tutte cose da sommare, sperando che si moltiplichi. Per questo ho iniziato a camminare.

Il problema adesso è di vederci sottrarre e limitare le nostre libertà.  Chi non vedo indossare questo gubbino arancione o giallo, colori solari della speranza. A quello che mi chiedono cosa cambierà? C’è speranza? Finché sei vestito di nero non vai lontano. Attraverso questi colori, l’arancione e il giallo della marcia delle libertà, veicoli un messaggio non solo di chi cammina, ma anche di chi ti spalanca alla porta e ti fa entrare in casa sua, degli sconosciuti. Vuol dire che c’è ancora amore, c’è desiderio di vicinanza, vuol dire che non c’è paura“.

 

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