Gestione Covid, da oggi si cambia: ma ancora restano le discriminazioni tra vaccinati e non

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “in un quadro di restrizioni eccessive, che non rispettano la proporzionalità prevista in uno Stato di diritto, si cambiano adesso ancora le regole su come rispondere al Covid19 a scuola, dimenticandoci che la variante Omicron è vero che non è letale come la Delta, ma protegge dal contagio solo nel 10% dei casi. E nel frattempo tornano in classe gli alunni vaccinati, gli stessi che il pomeriggio si vedono con i non vaccinati. Viene da chiedersi se in queste condizioni la scuola serva ancora”.

Da lunedì 7 febbraio cambiano le regole su come trattare i casi Covid all’interno della scuola: secondo quanto previsto dal decreto legge sulle misure anti Covid19 approvato dal CdM il 2 febbraio e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 4 febbraio, reso applicativo con Circolare dal ministero della Salute e dell’Istruzione, negli istituti d’infanzia e alla primaria le lezioni restano in presenza per tutti fino a quattro casi; nelle scuole secondarie di primo e secondo grado le attività rimangono in presenza con un caso, dopo di che (come nella primaria) scatta la didattica a distanza per i non vaccinati o per coloro che non hanno completato il ciclo o che sono guariti o vaccinati da oltre 120 giorni. Il dicastero dell’Istruzione ha predisposto un vademecum nel quale si presentano le svariate casistiche in cui ogni alunno o lavoratore della scuola si può trovare. In ogni caso, ai fini del calcolo dei casi confermati positivi al Covid19 non è considerato il personale educativo e scolastico. Inoltre, l’accertamento del caso successivo di positività deve avvenire con un intervallo massimo di 5 giorni dall’accertamento del caso precedente.

Anief continua a ritenere insoddisfacenti le misure che il Governo sceglie per prevenire i contagi da Covid19: “Permangono tutte le nostre perplessità – dice Marcello Pacifico, presidente del giovane sindacato – perché non comprendiamo il motivo per cui le disposizioni più elementari – distanziamento, dimezzamento delle classi, ampliamento degli spazi e del personale – non sono stati mai adottati. Dopo Natale, con i casi di positività alle stelle e 400 decessi al giorno, si è deciso di tornare tutti in presenza, invece di andare in Dad per qualche settimana. Ci si è aggrappati solo al vaccino, procedendo con sospensioni illegittime del personale: a costo di andare contro il Consiglio d’Europa, la cui assemblea con una nuova risoluzione, la n. 2361, ha pure di nuovo raccomandato agli Stati membri la vaccinazione ma senza discriminazione per i cittadini non vaccinati”.

A porre seri dubbi di legittimità costituzionale sull’obbligo vaccinale è anche stata la Quinta Sezione del Tar Lazio, che ha accolto tre ricorsi di dipendenti di Ministero della Giustizia e Guardia di Finanza e fissato per il prossimo 25 febbraio la discussione in Camera di Consiglio. C’è poi l’articolata ordinanza istruttoria a carico del ministero della salute disposta dal Consiglio di giustizia amministrativa della Sicilia che ha fissato al 16 marzo prossimo la data di discussione della questione di legittimità costituzionale dello stesso obbligo vaccinale. E l’obbligo vaccinale sul lavoro è stato dichiarato non lecito dalla Corte costituzionale della  Slovenia e degli Stati Uniti.

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