Austria: cosa vuole sapere la Corte Costituzionale dal ministero della salute. Le domande scomode

La Corte costituzionale austriaca (VfGH) ha avviato una procedura di revisione dell’ordinanza e ha inviato un fascio di domande al ministro della Salute austriaco. Domande che fino ad ora erano assolutamente tabù.

Che cosa ha chiesto al ministero della salute:

  • Come è possibile spiegare l’aumento di mortalità nel 2021, dato che sono notevolmente diminuiti i morti per Covid
  • Vuole sapere se i dati sui ricoveri e sui decessi includono tutte le persone contagiate.
  • Vuole una ripartizione dei decessi e dei ricoveri Covid. Qual è stata la causa di Corona? Dove c’è solo un test “positivo” senza altri sintomi?
  • Chiede l’età dei morti e dei ricoverati in ospedale
  • Il ministro della Salute deve anche fornire prove che il requisito della maschera FFP2 abbia senso
  • il rischio di morire di Covid al momento per la Corte Costituzionale austriaca allo 0,15%. Chiede come va intesa la riduzione del rischio assoluto e relativo  la vaccinazione. In particolare vuole sapere quanto è alta la riduzione assoluta del rischio dopo una, due o tre vaccinazioni.
  • l ministro della Salute deve rispondere in che misura la “vaccinazione” riduce il rischio di infezione, malattia e trasmissione. Dal momento che “sembra corrispondere allo stato attuale della scienza che le persone vaccinate contro il Covid possano essere contagiate anche dal Sars-Cov-2, contrarre il Covid e trasmettere il Sars-Cov-2”.
  • La Corte Costituzionale chiede quale sia il rischio di ricovero dopo una malattia e dopo una vaccinazione, suddiviso per  età e numero di vaccinazioni. È qui che entrano in gioco gli effetti collaterali della vaccinazione, finora ignorati con tanta disinvoltura.
  • Sul “lockdown per i non vaccinati” chiede quanto sarebbe stata più alta l’occupazione dei letti  in ospedale senza questo blocco.

Anche la Corte costituzionale di Vienna mette in dubbio l’obbligo vaccinale: non solo ha deciso di avviare una procedura di revisione dell’ordinanza, ma ha anche inviato un gruppo di domande al ministro della Salute austriaco che ha tempo fino al 18 febbraio prossimo per rispondere dati con “informazioni precise e puntuali” e non certo quelle “spesso propagandistici, sinora diffusi”: la Corte vuole sapere se i dati sui ricoveri e sui decessi includono tutte le persone contagiate, vuole anche avere dati esatti e certi sulla riduzione del rischio di morte dopo ogni fase vaccinale e sapere in quale misura la vaccinazione arresti la diffusione del virus, cioè quanto si possa parlare di “epidemia dei non vaccinati”.

“L’equivalente della nostra Consulta – dice Marcello Pacifico, presidente Anief – pone le stesse domande al ministro della salute austriaco poste a quello italiano dal Consiglio di giustizia amministrativa della Sicilia che deciderà il 16 marzo prossimo sulla remissione alla Consulta della norma italiana a proposito dell’obbligo. E comunque la notizia è importante, perché l’Austria è il primo Paese europeo ad aver introdotto l’obbligo vaccinale dopo la Slovenia, dove è stato dichiarato incostituzionale prima della sua entrata in vigore per il pubblico impiego, seguito da Grecia, Italia e Francia (solo per i sanitari) mentre Spagna, Portogallo e Danimarca si avviano a seguire la Gran Bretagna nella fine di ogni restrizione. E negli Stati Uniti è stato bloccato per il personale sanitario da un Tribunale federale e dalla Corte Suprema per i lavoratori del privato”.

Secondo il sindacalista autonomo, i tempi sono maturi per una revisione della strategia preventiva rispetto al Covid19.  “Perché il Consiglio dei Ministri non fa un bagno di realtà e ne approfitta, oggi stesso quando si riunirà anche per modificare quarantene e Dad nelle scuole, per fermare l’obbligo vaccinale, le sanzioni verso i cittadini e le sospensioni di tutti i lavoratori over 50 anni, di quelli della scuola, della sanità, delle forze armate e di polizia già attuate?”. Secondo Pacifico, “non sarebbe un segno di debolezza ma di intelligenza oltre che di buon senso, senza peraltro aspettare il giudizio della Corte di giustizia europea sui ricorsi promossi dal Tribunale di Padova proprio sull’obbligo vaccinale per il personale sanitario. Ma anche quelli sollecitati da Anief sul controllo europeo sulla corretta pubblicazione del regolamento comunitario nella Gazzetta italiana della certificazione verde”

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