Afganistan: la chiusura delle frontiere impedisce alla maggior parte delle persone di mettersi in salvo

Ad oggi, le frontiere terrestri dell’Afghanistan con Pakistan e Iran sono aperte quasi esclusivamente a quanti siano in possesso dei passaporti e dei visti richiesti, sebbene a un numero ridotto di casi medici venga concesso in via eccezionale di fare ingresso in Pakistan senza documenti. Il passaggio tramite i valichi di frontiera terrestri di Tagikistan e Uzbekistan non è assolutamente consentito.

L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, esprime profonda preoccupazione per i crescenti rischi a cui sono esposti gli afghani costretti a fuggire verso i Paesi confinanti a causa del continuo deteriorarsi della situazione all’interno dell’Afghanistan.

“I rischi che corrono i richiedenti asilo che non riescono a fuggire dall’Afghanistan sono seri e, in alcuni casi, potenzialmente letali. In tutto il mondo, molte persone costrette a fuggire non posseggono i permessi e i documenti di viaggio che sarebbero normalmente richiesti per poter circolare. – commenta alla stampa di Indrika Ratwatte, Direttore del Bureau Regionale per l’Asia e il Pacifico – Sebbene ciascun Paese abbia il diritto  di regolare i flussi di persone attraverso le proprie frontiere, è necessario prevedere eccezioni a beneficio di quanti fuggono in cerca di sicurezza. Consentire a queste persone di fare ingresso in un Paese, seppure prive dei documenti necessari, per sottrarsi a pericoli, rappresenta un gesto umanitario salvavita nonché una pietra miliare del sistema di asilo internazionale.

Anche prima dell’attuale crisi umanitaria, quotidianamente migliaia di afghani erano soliti fare ingresso in Pakistan e in Iran, innanzitutto per commerciare, ricevere assistenza sanitaria o far visita ai i propri familiari. La maggior parte dei movimenti era di natura temporanea e le persone facevano ritorno in Afghanistan dopo periodi di breve durata.

Da agosto, tuttavia, l’UNHCR ha assistito numeri crescenti di afghani che si sono rivolti agli uffici dell’Agenzia e dei partner operativi nei Paesi vicini manifestando l’intenzione di presentare domanda di asilo. Secondo le testimonianze, altri civili tuttora bloccati in Afghanistan sperano di raggiungere i Paesi confinanti per chiedere protezione internazionale.

I continui ostacoli all’istruzione femminile e le restrizioni ai movimenti e al diritto di lavorare imposte alle donne continuano a ostacolare la vita quotidiana di quasi la metà della popolazione afghana, nonché l’accesso agli aiuti umanitari. La persecuzione delle minoranze religiose e di quelle etniche, nonché l’intimidazione e l’uccisione di attivisti per i diritti umani, non fanno che mettere ulteriormente in evidenza i rischi mortali a cui sono esposti molti afghani. Il deterioramento dell’economia e la fame diffusa che affliggono l’Afghanistan potrebbero costringere molte altre migliaia di persone a fuggire oltreconfine per sopravvivere.

Sebbene le frontiere ufficiali restino chiuse alla stragrande maggioranza degli afghani, l’UNHCR è a conoscenza del fatto  che vi siano richiedenti asilo che fanno ingresso nei Paesi confinanti attraverso canali irregolari. Molti, tra quanti giungono in Iran, riferiscono di essersi affidati a trafficanti pur di lasciare l’Afghanistan. La maggior parte ha raccontato a UNHCR e partner di essere stata esposta a seri pericoli lungo il viaggio, tra cui estorsioni, pestaggi e altre forme di violenza, in particolare ai danni di donne e bambine.

Le deportazioni di cittadini afghani da Pakistan, Iran e Tagikistan sono inoltre aumentate inarrestabilmente da agosto, in violazione dell’avviso di non rimpatrio emesso dall’UNHCR. Citando dati in possesso delle autorità iraniane, i media locali riferiscono di fino a 5.000 afghani in arrivo ogni giorno in Iran. Contemporaneamente, l’UNHCR stima che gli afghani deportati dall’Iran all’Afghanistan siano stati in media 3.000 al giorno tra agosto e novembre. Sarebbero poi circa 1.800 gli afghani deportati dal Pakistan nei mesi di settembre e ottobre. L’UNHCR esprime inoltre preoccupazione in relazione alla deportazione dal Tagikistan di ventitré richiedenti asilo afghani, tra cui donne e minori, a novembre. L’Agenzia si appella alle autorità di tutti i Paesi affinché pongano immediatamente fine ai rimpatri forzati di cittadini afghani, molti dei quali potrebbero necessitare di protezione internazionale.

La determinazione del bisogno di protezione internazionale può avvenire solo con una valutazione imparziale ed efficiente della domanda di asilo presentata. Le autorità nazionali competenti non hanno ancora introdotto un sistema di asilo accessibile per gli afghani neoarrivati. Pertanto, non è possibile valutare se coloro che hanno fatto ritorno temevano di essere perseguitati e di essere vittima di violazioni dei diritti umani in Afghanistan. In tali circostanze, i rimpatri forzati potrebbero violare il principio di non-refoulement e costituire una grave violazione del diritto internazionale.

L’UNHCR esorta tutti i Paesi meta di nuovi arrivi di afghani a tenere aperte le frontiere a quanti necessitano di protezione internazionale. L’impossibilità di chiedere asilo potrebbe portare innumerevoli civili a rischiare la propria vita. L’UNHCR è pronta ad aiutare le autorità nazionali a rafforzare l’assistenza umanitaria e a sostenere l’introduzione di sistemi di asilo accessibili ed efficienti, laddove necessario”.

Chi sono i nuovi arrivati in Afganistan

Si definiscono nuovi arrivi quelli di cittadini afghani arrivati a partire dal 1° gennaio 2021. Il numero totale di afghani neoarrivati che necessitano di protezione internazionale all’interno di Paesi confinanti è stimato in base a una serie di fonti di dati disponibili in ciascun Paese. Queste includono i dati ufficiali relativi a nuovi arrivi forniti dalle autorità nazionali, nonché il numero di afghani neoarrivati che siano entrati in contatto e si siano registrati (oppure che siano stati sottoposti a controlli preliminari) presso l’UNHCR, i partner o il governo. È probabile che il numero totale di afghani presenti fuori dal Paese e che necessitano di protezione internazionale sia molto più elevato.

In Afghanistan, l’UNHCR ha introdotto un nuovo strumento che permette ai partner che monitorano i movimenti alle frontiere di condurre interviste con informatori chiave presenti presso una serie di valichi di ingresso, informati rispetto ai movimenti irregolari di cittadini afghani che fanno ingresso in Pakistan e in Iran.

La stragrande maggioranza degli intervistati riferisce di aver lasciato l’Afghanistan per ragioni legate alla sicurezza. I dati inerenti ai nuovi arrivi riportati per i rispettivi Paesi di asilo non riflettono necessariamente la data di inizio della migrazione forzata, piuttosto quella in cui è avvenuta la segnalazione. I dati aggiornati sono disponibili qui.

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