Contagi in classe, tra 15-20 giorni il Governo valuterà cosa fare. Anief: sarà troppo tardi

Continuano gli interventi-vetrina per permettere il mantenimento delle lezioni scolastiche in presenza. A parole, infatti, la scuola è la sorvegliata speciale per quanto riguarda l’evoluzione dei contagi da Covid19: si è introdotto il Green Pass obbligatorio, sebbene illegittimo e discriminante, tra il personale; si è deciso di mantenere le mascherine durante tutta la permanenza a scuola. Come fa parte di questo debole modello di intervento l’adozione di test salivari, ogni mese, ad appena l’1% degli alunni. Adesso, i rappresentanti del Governo ci dicono che tra 15-20 giorni si potranno iniziare a quantificare i problemi e i benefici. Nel frattempo si continua a fare finta di nulla sulle avvisaglie degli ultimi giorni, con già quasi mille classi costrette a quarantena e dad subito dopo il ritorno all’attività didattica.

Anief non è d’accordo: “Quando a metà ottobre si prenderà atto dell’inefficacia di questi provvedimenti – dice Marcello Pacifico, presidente del giovane sindacato rappresentativo – sarà ormai troppo tardi per rimediare. Anziché fossilizzarsi su procedure discutibili, anche normativamente, come quella del Green Pass, occorreva impegnarsi fattivamente sull’aumento degli spazi e il dimezzamento del numero di alunni per classe, con contestuale adeguamento del numero di docenti e Ata da assegnare in ogni istituto”.

“La scuola moderna, della didattica che guarda alla qualità e ai bisogni del singolo e all’inclusione come diritto prioritario, non è più compatibile con i freddi e cinici numeri imposti dal Dpr 81/2009: il diritto allo studio non può prevedere classi da oltre 27 alunni, ma nemmeno da 25 o da 20. Il numero massimo deve essere fissato a 20, sia per motivi di apprendimento che per salvaguardare la sicurezza e prevenire pure i contagi da Covid19. Tutto questo non è stato fatto e tra 20 giorni non potremo che raccogliere i cocci di una politica sbagliata che – conclude Pacifico – ha messo ancora una volta da parte i veri bisogni della scuola italiana”.

Sulla scuola, il Governo è il primo osservatore: “Vanno acquisti ulteriori dati: tutto dipenderà da quella che sarà la circolazione del virus nelle prossime settimane, ma è inevitabile che questo accadrà. Direi che sulla scuola, già tra due/tre settimane potremo fare un punto, intorno al 10 di ottobre”, ha detto il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri. Una delle questioni chiave, riassume la stampa specializzata, è la quarantena: ci sono molte pressioni per una riduzione della stessa, almeno per i vaccinati, e quel modello a “bolla” che prevede, in caso di alunno positivo in classe, di mettere in quarantena solo il compagno di banco o comunque i contatti più vicini. Sarà la regione Lazio a sperimentare il sistema inizialmente. Sistema che riguarderebbe comunque gli studenti dai 12 anni in su. Bisogna dire già siamo ad un punto avanzato tanto da prevedere che a breve potrebbe diventare un modello nazionale. Infatti il progetto “bolle” è già sul tavolo degli esperti del Cts.

L’altra questione è legata alla quarantena e la proposta includerebbe, come accennato in precedenza, la possibilità di ridurre i giorni di quarantena da 7 a 5 giorni se vaccinati. Fino ad oggi, nella maggior parte dei casi, se viene trovato uno studente positivo viene messa in quarantena tutta la classe. Come secondo passo, viene fatto il tampone dopo 7 giorni ai vaccinati, dopo 10 ai non vaccinati.

 Ad ottobre si capirà dunque quanti alunni saranno costretti a fare lezione in Dad e per quanto tempo: al momento, sappiamo, come stabilisce anche l’ultimo decreto legge approvato in via definitiva dal Parlamento, nell’anno scolastico 2021-2022, l’attività scolastica e didattica della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della secondaria di primo e secondo grado e universitaria sarà svolta in presenza. In base al Decreto Green Pass la misura è derogabile esclusivamente in singole istituzioni scolastiche o in quelle presenti in specifiche aree territoriali e con provvedimenti dei Presidenti delle Regioni, delle province autonome di Trento e Bolzano e dei sindaci, adottabili nelle zone arancioni e rosse e in circostanze di eccezionale e straordinaria necessità dovuta all’insorgenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus SARS-CoV-2 o di sue varianti.

È una politica, secondo Anief, che non ha possibilità di riuscita: qualsiasi intervento che dovesse essere attuato nel mese di ottobre sarà tardivo e inefficace. La strada da prendere era quella dell’ampliamento degli spazi, l’adozione di sistemi di aerazione adeguati, del dimezzamento degli alunni per classe, dell’aumento sensibile del personale scolastico, l’avvio di un monitoraggio serio, anche aperto al personale, e non di certo il progetto predisposto dall’Iss assieme ai ministeri di competenza che si ferma a campionare un alunno ogni cento. L’imposizione del Green Pass e l’addio al distanziamento obbligatorio hanno decretato il ritorno alla dad: i fatti di questi giorni stanno dando ragione al sindacato.

 

Altri articoli interessanti

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com