Secondo lui il green pass è una forma surrettizia di «coercizione e adesione forzata alla «campagna vaccinale», istituendo nei fatti una pressione indebita su lavoratori (docenti, personale Ata) e studenti, «inducendoli a sottoporsi all’inoculazione di un siero genico sperimentale dall’efficacia non ancora esattamente definita nella limitazione dei contagi e delle ospedalizzazioni, e dagli effetti collaterali ignoti o colpevolmente ignorati». «Io rispetto le opinioni di tutti sul Green Pass – aggiunge Leoni – ma non vorrei venissero demonizzate le mie».
Il tampone ogni 48 ore? «Mi sembra un ricatto». Questi è quanto scrive il docente in una lettera dove spiega le sue dimissioni.
Il musicologo reputa il certificato verde per accedere alla struttura una misura eticamente disdicevole, e un «abominio dal punto di vista legale, costituzionale, normativo, carente e confusionario sotto il profilo giuridico».