“L’ordine dei medici in questi anni si è travestito da gendarme ed è diventato l’organo della soppressione del dissenso”, dott. Cesare Atticciati

“Siamo arrivati al punto in cui l’Ordine dei medici è più un organo di soppressione del dissenso che un ente che offre indicazioni”, denuncia il dott. Cesare Atticciati alla maratona di 9MQ “Ordine o Disordine dei medici?”.

“Per il futuro, auspico una medicina ricca di medici che siano vicini ai pazienti, che non si nascondano dietro al proprio ruolo per affrontare problemi nazionali, ma che, al contrario, usino la loro posizione per creare umanità.

La medicina non è una scienza, ma una pratica che si interfaccia con la scienza. Ci sono la biologia, la neurologia, la fisica, e poi c’è la medicina, che è l’applicazione di queste discipline all’essere umano.

La medicina è un campo in cui la conoscenza scientifica si integra con l’arte della vita e la comprensione della complessità dell’essere umano. La medicina si occupa di persone con le loro emozioni, paure e speranze, introducendo così una componente soggettiva che non può essere completamente quantificata.

In pratica, il medico non è solo colui che sa, ma anche chi si pone in relazione empatica con il paziente. Il rapporto in medicina nasce prima della terapia. Prima viene il rapporto, poi la cura. È un momento di verità, di autenticità, in cui il medico non può barare, non può mentire né a se stesso né al paziente.

Se sono consapevole di dire falsità, come è successo negli ultimi anni, come posso sentirmi umanamente vicino al paziente se seguo protocolli non condivisibili? Come mi pongo rispetto al paziente? Se non ho verità, è difficile che possa avere umanità. Queste situazioni ci hanno tolto sia l’umanità che la verità, due elementi fondamentali per il paziente, che non possono essere distrutti da direttive irrazionali e rigide, somministrate inoltre con la minaccia della punizione.

La minaccia della punizione ha ulteriormente alterato il ruolo del medico. È fondamentale la modalità con cui il medico usa il proprio ruolo, sia in senso professionale che dirigenziale. Il medico ha l’opportunità di identificarsi nel proprio ruolo o di usarlo per il bene comune. L’uomo che non ha bisogno di identificarsi nel proprio ruolo conosce se stesso e si manifesta attraverso la propria umanità, perché dialoga con le proprie scelte, imperfezioni e vulnerabilità. Non abbiamo bisogno dell’uomo perfetto, ma di chi non ha paura di mettersi in discussione. Vale per la medicina, per la politica, per la scuola e per tutti i ruoli sociali. Se, invece, una persona ha bisogno del proprio ruolo, allora le cose cambiano.

Diventa carente di consapevolezza del proprio essere, delle proprie debolezze e forze. In altre parole, è carente di autostima e, per questo, ha bisogno del ruolo. Difficilmente si mette in discussione, perché teme che questo possa minare la propria autostima e il proprio ruolo. Un medico con bassa autostima svilupperà un narcisismo rigido, che non sarà messo in discussione.

Minore è la consapevolezza e l’autostima, maggiore è il bisogno di esercitare il potere per compensare, perché non si è disposti a mettersi in discussione. L’uomo che non ha bisogno del ruolo porta valore al proprio lavoro e alla propria funzione, perché la riveste di umanità e usa il ruolo in modo compensatorio, opponendosi alla critica perché sente che questa andrebbe a minare la sua autostima, il suo valore personale. Se non ho bisogno del ruolo, non lo uso come strumento sociale, ma se mi identifico con il mio ruolo, tendo a usarlo per vantaggio personale, diventando invidioso e autoritario, severo con chi ritengo inferiore.

Erich Fromm, uno psicoanalista, ha definito questo comportamento “personalità burocratica”, ed è un atteggiamento purtroppo molto diffuso negli ultimi anni. Chi non si riconosce solo nel proprio ruolo tende a esprimersi con umanità, perché se non ho bisogno del ruolo, l’umanità si manifesta. Invece, chi è attaccato al ruolo tende a esprimersi con poca umanità e dove manca l’umanità, aumenta l’ipocrisia e il rapporto umano si deteriora.

Questa situazione mi ricorda una battuta di Alberto Sordi nel film “Il Marchese del Grillo”: “Io sono io e voi non siete un…” Più ti riconosci nel ruolo e più il ruolo diventa importante, meno umanità avrà la tua funzione e maggiori saranno le tendenze repressive e autoritarie.

L’Ordine dei Medici, in questi anni, purtroppo ha accettato l’imposizione di sanzioni e ha assunto un atteggiamento che è più vicino alla repressione del dissenso che alla tutela della professione”.

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