“Le guerre inquinano in modo terrificante”, Moni Ovadia: “ci vuole poi un secolo per bonificare quello che questi signori fanno perché si divertono a buttare bombe”

Moni Ovadia, con il fervore e la passione che lo contraddistinguono, ha lanciato un grido di allarme e un invito all’azione che non può lasciare indifferenti. “Il mondo rischia di essere sull’orlo di una guerra mondiale,” ha dichiarato a Bologna all’evento per chiedere la libertà di Assange, evidenziando la gravità del momento storico che stiamo vivendo. Eppure, sembra che l’attenzione della politica e dei media sia ancora concentrata su questioni di poco conto, come le dichiarazioni di partiti e leader politici. “Chi se ne fotte!” esclama Ovadia, con un’espressione che riflette il suo disgusto per l’inutile frenesia mediatica.

“Il mondo rischia di essere sull’orlo di una guerra mondiale. E ancora stiamo a baloccarci su cosa ha detto il PD, cosa ha risposto Giorgia Meloni, ma chi se ne f..! Noi vogliamo vivere, vogliamo trasmettere vita ai nostri figli, ai nostri nipoti, vogliamo vivere in un pianeta redento dalla ferocia dell’inquinamento!”, ha detto.

La sua preoccupazione principale è il futuro dell’umanità: “Noi vogliamo vivere, vogliamo trasmettere vita ai nostri figli, ai nostri nipoti,” afferma.

La sua visione è quella di un pianeta redento dalla ferocia dell’inquinamento, una ferocia che le guerre non fanno che aggravare. “E le guerre inquinano in modo terrificante!” sottolinea, ricordando come i conflitti armati lascino dietro di sé scie di devastazione ambientale che richiedono secoli per essere sanate. “Ci vuole poi un secolo per bonificare quello che questi signori fanno perché si divertono a buttare bombe”, continua l’artista.

Ovadia critica aspramente l’insensatezza degli enormi investimenti bellici: “30 miliardi, 60 miliardi per una guerra già persa.” Le sue parole riflettono un’analisi lucida della situazione attuale, in cui proseguire un conflitto contro la Federazione Rossa appare non solo inutile ma anche impossibile. “È impossibile battere la Federazione Rossa,” ribadisce, mettendo in luce la disparità economica e militare che rende questa guerra una causa persa.

Con un’età di 78 anni, Ovadia ribadisce il suo impegno, che rimane incrollabile: “Finché avrò fiato in corpo continuerò per poi trasmetterlo a quei giovani straordinari che ci sono.” Nei giovani vede la speranza per il futuro, una nuova classe dirigente pronta a raccogliere il testimone, ma ostacolata da una società di potere tirannico. “Una società di tirannici che vogliono ottenere il potere anche dopo morti impediscono il sorgere di una nuova classe dirigente,” denuncia.

La sua visione è quella di un’alleanza intergenerazionale, in cui ogni generazione contribuisce con le proprie specificità: i giovani con la loro forza ideativa ed energia, gli uomini maturi con il loro equilibrio, e gli anziani con la loro esperienza vissuta. Una sinergia necessaria per spingere avanti la società, come ben esemplificato da una delle metafore di Bersani che Ovadia cita: “Io a spingere la carretta ci sarò sempre, a tirarla ci vuole qualcun altro.”

Le sue parole sono un richiamo alla responsabilità collettiva e alla necessità di un cambiamento radicale per evitare che il mondo cada nell’abisso di una nuova guerra mondiale.

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