Gli italiani soffrono sindrome di Stoccolma per il Covid e i vaccini. “E’ ora di affrancarsi”, Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina

Il Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina fa un’analisi di quello che sta succedendo in Italia. “Il tempio della religione vaccinale comincia a mostrare segni di rapido declino”.

Il 15 ottobre 2022, a distanza di un anno e mezzo dalla notizia diffusa dal New York Times secondo cui la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e l’amministratore delegato della Pfizer Albert Bourla avevano negoziato mediante «chiamate e sms» una fornitura di 1,8 miliardi di dosi del cosiddetto vaccino anti-Covid, e dopo che per mesi il Mediatore europeo aveva cercato invano di fare luce sulla vicenda, l’Ufficio del Procuratore europeo – responsabile delle indagini e del perseguimento di reati finanziari quali frode e corruzione – ha aperto un’indagine sull’acquisto del predetto vaccino da parte dell’Unione.

Qualche giorno prima, il 10 ottobre, in una audizione resa alla commissione sul Covid del Parlamento europeo – cui lo stesso Bourla, pur invitato, aveva ritenuto di non presentarsi – la presidente della sezione Mercati Internazionali Sviluppati della Pfizer, Janine Small, aveva ammesso che l’azienda farmaceutica non ha mai testato la capacità del vaccino da essa prodotto di fermare la trasmissione del virus Sars-CoV-2.

In realtà, che il cosiddetto vaccino anti-Covid avesse natura sperimentale era noto, fin dall’inizio della scellerata campagna vaccinale, a chiunque conoscesse la normativa europea sull’immissione in commercio del vaccino medesimo, normativa chiaramente lesiva di principi generali dello stesso ordinamento dell’Unione – con particolare riferimento al principio di precauzione – inaccettabile dal punto di vista bioetico e oggetto di numerosi pareri del CIEB. Semmai, colpisce di più che la registrazione delle dichiarazioni rese dalla responsabile dei mercati internazionali della Pfizer al Parlamento europeo sia chiaramente intellegibile in lingua inglese, ma – inspiegabilmente – non lo sia altrettanto nella traduzione italiana, a conferma di quello che ormai sembra essere un piano espressamente preordinato a manipolare e distorcere, in modo strutturale e sistematico, l’opinione pubblica italiana.

Nonostante queste palmari evidenze della mala fede di quanti hanno gestito, a livelli diversi, l’affaire Covid, i cittadini italiani continuano a dimostrare apatia e rassegnazione – talvolta perfino solidarietà e approvazione – nei confronti non solo dei meccanismi e degli strumenti che, posti in essere allo scopo apparente di gestire la cosiddetta emergenza sanitaria, si sono rapidamente tradotti in restrizioni di diritti e libertà fondamentali riconosciuti a livello costituzionale, ma anche di quei soggetti che, occupando posizioni di vertice sul piano politico-gestionale, hanno ideato, promosso o avallato l’adozione di meccanismi e strumenti siffatti.

L’apatia e la rassegnazione degli italiani in queste settimane traspare anche di fronte agli ingiustificabili ritardi nella formazione del nuovo governo da parte della coalizione di partiti vincitrice delle elezioni politiche, ritardi che potrebbero riportare in auge governi “tecnici” in grado non solo di preservare, se del caso, la verginità politica della coalizione vincitrice, ma anche di portare avanti senza soluzione di continuità le politiche di distruzione del tessuto economico, sociale e costituzionale italiano, chiaramente funzionali agli interessi globalisti. Tale condizione di aperta catatonia sociale appare ancora più grave se si pensa che molti invocano da tempo l’estensione delle restrizioni introdotte in forza del Covid alle più recenti emergenze climatico-energetiche: restrizioni, come noto, fondate sui principi dell’economia comportamentale e finalizzate a imporre logiche di soggiogamento ispirate al modello di credito sociale già consolidato in altri Paesi, come la Cina.

In proposito possono citarsi le dichiarazioni da cui traspare in modo evidente la natura strumentale della crisi energetica e della connessa crisi strategico-militare rispetto ai controversi obiettivi della cosiddetta transizione ecologica. È questo il caso delle dichiarazioni che definiscono la guerra in Ucraina una «benedizione» per la transizione suddetta, di quelle che invocano la crescita dei prezzi energetici «per raggiungere i nostri (sic!) obiettivi di lungo termine nella transizione climatica» e di quelle che auspicano la «militarizzazione» della società per fronteggiare la stessa crisi energetica, dichiarazioni tutte funzionali all’imposizione neo-paternalistica di presunti comportamenti virtuosi in grado di spingere più o meno gentilmente le masse verso obiettivi preordinati dalle élitefinanziarie, tecnologiche e industriali.

In questo contesto viene replicato, anche sul piano comunicativo, il modello sperimentato con il Covid e vengono presentati come inevitabili – secondo l’abietta logica del “whatever it takes” – quegli effetti collaterali consistenti nella distruzione sistematica del tessuto produttivo nazionale, nell’eliminazione mirata delle piccole e medie imprese, nel collasso generalizzato dei lavoratori autonomi e nello scivolamento verso la soglia di povertà di una porzione sempre più ampia di cittadini.

Sulla base di queste considerazioni, il CIEB:

  • Auspica che gli italiani vogliano affrancarsi dalla sindrome di Stoccolma che sembra attanagliarli e che spinge una parte cospicua della società civile ad accettare acriticamente, in cambio di un intervallo di apparente normalità tra una emergenza e l’altra, la trasformazione in graziose concessioni governative di ciò che fino a poco tempo fa costituiva il nucleo essenziale e inalienabile di diritti e libertà fondamentali;
  • Richiama l’attenzione sul fatto che i prossimi stati di emergenza climatica, ambientale, energetica e strategico-militare, orchestrati dalle élite sopra richiamate e finora gestiti da governi “tecnici”, apriranno la strada a situazioni di conflittualità sociale e a rischi per la sicurezza e la democrazia maggiori e più pervasivi di quelli ingegnerizzati per ottenere una popolazione assuefatta e docile – il vero “effetto gregge” – durante la cosiddetta pandemia.

Fonte: www.ecsel.org/cieb

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