“La risposta dell’intelligenza artificiale ai sintomi dei pazienti, o dell’uso di protocolli e linee guida che ci mettono in sicurezza (come medici), spiega il dott. Maurizio Romani a Siena, in occasione dell’evento “Maratona Ordine o Disordine dei Medici?”. E’ chiaro che il medico che dice “io ho seguito la linea guida, ho seguito il protocollo” non rischia più nulla, ma noi non abbiamo scelto questa professione per non rischiare, abbiamo scelto questa professione per fare un servizio, perché oltre al cervello noi abbiamo il cuore. Ora, io non voglio entrare nella medicina che c’era una volta, che era la medicina che praticamente era umanistica o cose del genere. Abbiamo degli strumenti che ci permettano di fare diagnosi, ma questi strumenti, lo strumento più importante per fare diagnosi è quello di visitare il paziente, è quello di farlo parlare, perché se io ho un protocollo che mi dice “un sintomo, due sintomi, tre sintomi, vuol dire che hai questo”, io sto trattando una malattia, non sto trattando quel paziente. Io ho bisogno di avere davanti a me quel paziente che mi dice come vive la sua malattia, qual è la sua malattia, quali sono i suoi sintomi. E non lo interrompo dopo tre minuti perché ce n’ho un altro che si corre dietro e quindi io non ho il tempo e apro un computer e mi rivolgo al computer. Quindi, il presentare una lista per l’Ordine dei Medici, non tanto per il disordine, direi per il non ordine, deve essere una lista che non vede coloro che sono stati nell’Ordine dei Medici fino a quel momento come nemici, cosa che invece noi siamo stati trattati come metalli, perché non siamo un medico contro l’altro, no, non siamo un medico contro quello che vaccina o non vaccina, così come i pazienti non sono uno contro l’altro. Il paziente ha bisogno di affidarsi a un medico, un medico che abbia scienza e conoscenza e che abbia l’autonomia di poter curare questo paziente a prescindere dai protocolli che conosco bene e che deve conoscere bene.
La terapia integrata è una cosa che vogliono gli oncologi, è una cosa che desiderano tutti coloro che hanno di fronte pazienti con terapie cronico invalidanti. Perché? Perché non esiste il farmaco X per queste patologie, esiste tutta una serie di interventi che possiamo fare e che possano accompagnare il paziente, o anche solo per dargli una vita migliore.
A me hanno insegnato un protocollo dove un sintomo si dà la medicina A, due sintomi si dà la medicina B, tre sintomi si dà la medicina A più B, mi hanno insegnato te lo visiti, lo fai parlare, perché fino a che farete parlare un paziente, il paziente vi insegna di più di quello che noi sappiamo, perché è così. Allora, il meccanismo non è… la colpa non è dei giovani medici, è un problema generazionale, perché gli insegnanti dei giovani medici siamo noi, no? E quindi abbiamo sbagliato qualcosa noi, sicuramente abbiamo sbagliato, perché se un paziente si meraviglia se gli dico di stendersi su un lettino e lo visito, e mi manda un altro suo amico, perché quello è un medico che visita, o visito per finta, o se visito e invece di fargli fare tacche, risonanze, gli dico che cos’ha e gli prescrivo l’esame corretto, io faccio un servizio a questo paziente, non è che non gli faccio fare una TAC perché costa troppo”.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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