Trasfusioni: tutto dipende dall’Avis. Non è possibile in Italia avere banche private del sangue. Se si ha un danno bisogna passare tre gradi di giudizio per un indennizzo ridicolo”, avv. Fusillo

“Il tema delle trasfusioni è molto complesso perché queste sono gestite interamente dall’Avis, che non fa alcuna distinzione” tra sangue di vaccinati e di non vaccinati e “non indica neppure se uno sia stato sieropositivo”, spiega l’avv. Alessandro Fusillo.

“Non è possibile costituire banche del sangue private in Italia e, inoltre, c’è un problema pratico: il sangue non può essere conservato indefinitamente.

Uno dei pochi casi in cui si riesce a gestire la trasfusione con una certa sicurezza riguarda l’auto-trasfusione, che però è possibile solo per chi può programmare in anticipo una trasfusione.

Il problema è che la trasfusione è spesso necessaria in situazioni di emergenza, in cui non si può programmare nulla. Anche se alcuni affermano di esserci riusciti, non ho esperienza diretta di questa cosa.

Il problema è che le sacche di sangue destinate agli ospedali per le trasfusioni non indicano se il donatore fosse sieropositivo o meno, il che crea una grave situazione di assoluta mancanza di sicurezza.

D’altra parte, l’Italia ha esperienze nefaste in questo campo, poiché le trasfusioni sono state veicolo di epatite B, AIDS e altre malattie. Esiste un ampio contenzioso in cui, come al solito, le pubbliche amministrazioni italiane, in particolare il Ministero della Salute, agiscono nel modo più scorretto e vergognoso possibile.

Chi ha avuto questa triste esperienza sa perfettamente che ci vogliono almeno tre gradi di giudizio per ottenere ragione e che gli indennizzi ottenuti sono assolutamente ridicoli rispetto al danno subito”.

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