Scarcerato Pawel Durow, il fondatore di Telegram, ma le accuse pesantissime restano. La scusa è il Digital Services Act dell’Unione Europea, che non prevede il carcere. A questo si sono aggiunti altri pretesti gravi, tra cui anche l’accusa di pedofilia e altri reati simili, per non aver censurato le chat.
“Le accuse sembrano abbastanza incredibili e un po’ artefatte,” commenta l’avv. Alessandro Fusillo (qui), “perché in teoria Durow è accusato di non aver collaborato sufficientemente con le autorità francesi per consentire l’accesso a delle chat presenti su internet. Si ritiene quindi che sia complice di una piattaforma con quasi un miliardo di utenti, come può essere Telegram, e che dovrebbe controllarli tutti quanti, soprattutto consentendo alle autorità pubbliche di infilarsi in conversazioni private. Questo darebbe il via a un controllo totale che, in realtà, sembra essere il vero scopo di questa indagine e un avvertimento all’imprenditore, che da questo punto di vista sicuramente temono molto di più di Elon Musk. Vediamo come evolveranno queste cose; sicuramente c’è una forte pressione verso il controllo globale.”
In questi giorni è emerso che ci sarebbe un’indagine molto più ampia, che riguarderebbe anche il fratello di Durow, Nikolai, il quale, secondo alcuni siti, sarebbe in realtà il vero genio informatico dietro Telegram. A differenza di Pavel, si troverebbe in Russia, dove insegna informatica e matematica a San Pietroburgo. Anche nei suoi confronti ci sarebbe un mandato di cattura da parte dei tribunali francesi. Vedremo come evolverà questa situazione; sicuramente è una buona notizia che Durov non sia più in carcere.
Resta da capire quanto su questa notizia abbia pesato la reazione dei social, che è stata molto forte. Chiunque sia su Twitter, o meglio su X, ha visto che in molti si sono mobilitati, a partire da Elon Musk, Joe Rogan e altri titolari di account su Twitter con milioni di followers, che comunque hanno esercitato una forte pressione. È possibile che anche questo abbia avuto un po’ di efficacia sull’intera vicenda.
Da quello che ho capito, Durov sarebbe stato rilasciato all’esito dell’interrogatorio con il giudice istruttore. Si tratta del vecchio sistema che avevamo noi prima della riforma del 1989, con un sistema inquisitorio in cui le indagini vengono svolte da un giudice, il giudice istruttore, e il pubblico ministero, il quale ha un ruolo poco più che formale. Lo stesso sistema esiste anche in Spagna e in America Latina, ed è sicuramente meno garantista del nostro, che è modellato su quello americano, in cui ci sono due parti che dovrebbero essere equidistanti: il Pubblico Ministero e la Difesa, e poi il giudice, che arriva al processo senza conoscere le carte. Tutta l’istruttoria deve essere svolta effettivamente davanti al giudice. Entrambi i sistemi funzionano malissimo, inutile sottolinearlo; non è che il nostro processo sia una meraviglia, tantomeno quelli dei sistemi inquisitori come quello francese.”
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.
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