Partiti sempre più deboli dal punto di vista etico, che preferiscono promesse a breve termine, non sempre mantenute, hanno creato un calo di credibilità, Massimo Egidi

Se i partiti non riescono a garantire alla popolazione una serie di risultati aspettati, in quel momento il problema del vero leader di partito che è quello di fare una promessa che possa essere mantenuta, non ha piena controparte. E’ una promessa parziale, contraria a quello che dovrebbe accadere nella politica del leader teorico, quello di approccio weberiano, ha spiegato in una lectio magistralis al Festival dell’Economia di Trento, il prof. Massimo Egidi, professore di behavioral economics, nonché già Rettore alla LUISS Guido Carli di Roma e all’Università di Trento.

Questo è il malessere delle democrazie. La riduzione del conflitto avviene così nel lungo periodo che presuppone una condizione di fiducia, basata su principi, etica, idee morali. Ma come fa il cittadino a fidarsi oggi, in un periodo in cui le stesse norme etiche e morali si sono indebolite? C’è un problema serio, un calo di credibilità sia delle ideologie e l’interesse dei partiti sempre più deboli dal punto di vista etico, che preferiscono promesse a breve termine, più convenienti perché di sicura soddisfazione. Ma una promessa immediata non supera il problema e questo si chiama populismo.

Come si è arrivati a questa situazione?  Il punto chiave del cambiamento avvenne con il presidente Reagan, emulato poi da altri, che introdusse il processo di liberalizzazione economica, che intendeva ridurre le posizioni del welfare state e diede origine ad una sorta di confusione tra liberalismo e liberismo. Liberalismo politico che riconosce la libertà degli altri, diverso dal liberismo economico, dove si dà al mercato un ruolo primario che riduce il ruolo delle altre istituzioni, prima di tutto lo Stato.

Questa fu la grande spinta che portò al superamento dell’”età del consenso” e all’arrivo di una situazione in cui si è confuso liberalismo e liberismo e dove la sinistra è stata portata a trovare altri diritti da difendere. Un processo che ha spostato anche il pubblico votante della sinistra e ha fatto sì che, paradossalmente, il voto dei ceti più poveri e degli operai andasse in mano alla destra. Un cambio di tendenza con un aumento della polarizzazione e un’inversione nei ruoli in ambito elettorale.

Il tema della polarizzazione, caro a Jean-Paul Fitoussi porta a capire perché da essa nasca il populismo. Questo  – ha spiegato bene il professor Egidi – è strettamente connesso alla caduta della capacità di leadership di lungo periodo.

Il professor Egidi ha definito la democrazia, l’istituzione nella quale c’è competizione tra partiti per il potere e questa competizione è originata dal voto delle persone. Si riconosce nella democrazia  – ha spiegato l’accademico – un modo per risolvere il conflitto sociale e per trasformarlo in modo pacifico e permettere che le parti che hanno interessi diversi, possano dialogare fra loro. Quando il dialogo diventa difficile, ecco che nasce la polarizzazione, che significa che le parti non dialogano più o lo fanno difficilmente. La distanza tra le parti  – ha detto il professor Egidi – non diventa più un luogo per scambiare proposte, per avere un terreno comune fatto di un insieme di valori molto vasti, dove una parte del conflitto viene accettata. Aumentando la polarizzazione, si rischia di non riconoscere e di allontanarsi da questi valori condivisi e accertati.

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