“L’Agenda 20-30, siglata da 193 Paesi nel settembre 2015 a New York, è la bustina di lievito nella torta avvelenata del nuovo ordine mondiale”, Lidia Sella

“L’Agenda 20-30, siglata da 193 Paesi nel settembre 2015 a New York, è la bustina di lievito nella torta avvelenata del nuovo ordine mondiale. Wikipedia bolla il nuovo ordine mondiale con l’etichetta di teoria del complotto. Noi preferiamo attenerci a dati storici, oggettivi, che qui riportiamo in breve”, denuncia Lidia Sella al convegno Agenda 2030, che si è tenuto a Torino l’11 maggio 2024.

“Il progetto mondialista si aggancia alle tesi sul rischio di sovra-popolazione formulate a fine Settecento dal demografo inglese Thomas Malthus e più tardi riprese dalla Fabian Society, associazione di matrice socialista fondata a Londra nel 1893. Nel 1940 George Wells, che ne fu un membro, pubblica il saggio nuovo Ordine Mondiale, opera che ispirerà l’amico suo, Lord John Sankey, alla stesura di una prima bozza della Dichiarazione per i diritti dell’uomo, documento in seguito recepito dalla Costituzione per l’Europa del 2003, dove, in prefazione, si raccomanda fare dell’Unione europea un fattore di stabilizzazione e un punto di riferimento nel nuovo ordine mondiale.

Ordine mondiale è altresì un libro di Henry Kissinger uscito nel 2014.

L’idea di nuovo ordine mondiale è stata inoltre a vario titolo rilanciata da Klaus Schwab, Jacques Attali, Giorgio Napolitano, Matteo Renzi, Sergio Mattarella, Ettore Gotti Tedeschi, Papa Francesco.

Una curiosità, Pio XII, Papa Pacelli, nell’enciclica Summi Pontificatus del 1939, fu tra i primi a utilizzare l’espressione nuovo ordine mondiale, benché in un’ottica di contrapposizione. Come anticipò l’antropologa Ida Magli nella dittatura europea, Burr, 2010, entro il 2050 il nuovo ordine mondiale mira a istituire un governo globale, una moneta unica, una lingua comune, una religione universale.

Ciò premesso, leggere l’agenda 2030 è un’agonia. Non solo il testo è confuso, sconclusionato, ripetitivo, ma risulta subdolo ed emagogico. vi trapelano la borria e l’ipocrisia dei despoti anglosionisti. A testimoniarlo il punto 2 dell’introduzione. Nell’interesse dei popoli che serviamo, abbiamo preso una decisione storica su una serie completa e lungimirante di obiettivi universali. Obiettivi è in maiuscolo. Per meglio abbindolare la gregge umane, tale risoluzione prefigura un roseo futuro, prospetta il migliore dei mondi possibili, almeno in apparenza. In essa si riafferma cioè la volontà di combattere la povertà, la schiavitù, i flussi illeciti di armi e denaro, si ribadisce l’esigenza di tutelare dignità e diritti umani. Si caldeggiano l’uguaglianza e la sostenibilità. Si insiste sulla necessità di assicurare benessere, giustizia, pace, libertà, prosperità, sicurezza personale e assistenza sanitaria anche finalizzata alla riproduzione. Si promette un’educazione di qualità a ogni livello. Si promuove un’industrializzazione equa, ci si impegna a incrementare le aree rurali, la pastorizia, l’agricoltura, la pesca. Si sottolinea il bisogno di garantire l’integrità territoriale e l’indipendenza politica dei singoli stati. Si sostiene l’importanza la diversità culturale e, udite udite, financo la razza.

Peccato che l’Occidente contemporaneo viaggi in direzione diametralmente opposta. Conflitti sciagurati, indigenza, immigrazione clandestina, criminalità e corruzione dilagano ovunque. Un fisco famelico affama i cittadini, il debito pubblico strozza le nazioni, lavoratori sfruttati e privi di tutele, pesca e agricoltura sotto attacco, digitalizzazione e intelligenza artificiale ad alimentare la disoccupazione, gruppi privati che speculano sulla disperazione dei malati, l’incremento demografico, scuola e università allo sbando, la piaga dei suicidi, una sfilza di orrori.

Allora perché i padroni del mondo, come li ha definiti Avram Noam Chomsky, si ostinano a metter nero su bianco promesse impraticabili e per di più antitetiche rispetto alle mete cui agognano? Azzardo un’ipotesi. I grandi burattinai lavorano alla costruzione di una società distopica, contraria all’ordine naturale delle cose. Se dichiarassero le loro autentiche intenzioni, con ogni probabilità, l’opinione pubblica non li seguirebbe.

Da provetti giocolieri della menzogna hanno perciò allestito un ingegnoso Truman Show di portata planetaria.

Gesù ci aveva avvertiti, guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore ma dentro sono lupi rapaci.

Per inciso, lo stemma della Fabian Society raffigura proprio un lupo travestito d’agnello.

Sporchi affaristi del calibro di Bill Gates e George Soros non si sono del resto fregiati del titolo di benefattori? Ma qual è la sorgente di tanta doppiezza? I signori del denaro sono andati a lezione gesuiti? Soffrono di sindrome bipolare? Sono seguaci di Satana? O, più semplicemente, obbediscono a precetti religiosi del tipo? Il nome di Dio non è profanato quando un Abba Kama 113b Gli ebrei devono sempre cercare di imbrogliare i cristiani Zohar primo 160a Non è permesso derubare un fratello ma è permesso derubare un non ebreo Bava Metzia 61a Chissà. Però ad entrarsi nel ginepraio rabbinico sull’esegesi delle norme ebraiche non è prudente. Ci limiteremo dunque a esaminare con occhio critico la realtà.

Sul trono del male siede un’oligarchia di plutocati, celata sotto il manto di un’ingannevole democrazia. I cavalieri dell’Apocalisse fingono che gli stati abbiano facoltà di autodeterminarsi, invece li hanno spogliati di sovranità sia territoriale che monetaria. Maestri di mistificazione inscenano il pluralismo dei partiti per nutrire nei sudditi l’illusione di poter scegliere. Incantano l’elettorato con mirabolanti promesse, sistematicamente disattese, e aggirano addirittura l’esito dei referendum. Istituiscono commissioni di inchiesta che non hanno mai svelato alcuna verità, altrimenti ne sarebbe emerso l’imbarazzante coinvolgimento dei servizi segreti CIA, Mossad, M16. Contrabbandano le guerre per missioni di pace.

Da un lato hanno sospeso il servizio di leva, dall’altro disseminano l’Italia di basi militari e testate nucleari. Condannano il colonialismo, salvo quando a esercitarlo siano la NATO, gli Stati Uniti, la Francia, Israele. Foraggiano sotto banco il terrorismo e ciò nonostante agiscono da sceriffi nei cinque continenti.

Si spacciano per paladini dell’imprenditoria nazionale mentre di fatto favoriscono le multinazionali. Propugnano la lotta all’inquinamento e intanto producono montagne di plastica, rifiuti tossici, scorri radioattivi, polveri sottili, tempeste, elettromagnetiche.

Ci rifilano la bufala del riscaldamento climatico con l’unico intento di segregarci nella gabbia dei credit carbon. In nome della transizione green espropriano ettari di risaie per installarvi in pianti fotovoltaici gestiti da società domiciliate in paradisi fiscali.

Dopo aver sfornato chimere, ossia virus ingegnerizzati, hanno smerciato esiziali serie igienici sperimentali coperti da segreto militare e per i medici che li hanno inoculati si sono affrettati a introdurre lo scudo penale.

I dittatori dell’omologazione concedono libertà di espressione solo all’interno di rigidi steccati ideologici. Chiunque li oltrepassi commette uno psicoreato e cade sotto la scure di norme liberticide. Digital Service Act, legge Mancino in Italia, legge Gaisot in Francia, ecc.

Ci hanno convinti che non si possa più vivere senza il telefonino affinché ognuno di noi si dotasse da sé del proprio bracciale elettronico eppure tutto ciò non accade per caso  le lobby cosmopolite sono di fatti specializzate in lavaggi del cervello.

Ritorno al mondo nuovo, uscito nel 1958. A firma del massone Aldous Huxley, mentore di Orwell, ne è una riprova. Citiamo testualmente. È chiaro che il controllo è meno efficace se ricorre al castigo della condotta anziché indurre la condotta desiderata mediante premi. È chiaro che un governo del terrore funziona meno bene del governo che con mezzi non violenti manipola l’ambiente, i pensieri e i sentimenti dei singoli.

Forze impersonali da noi incontrollabili, nell’interesse di una minoranza, lavorano per riregimentare la società e centralizzare il potere. Una crisi permanente giustifica da parte del governo centrale il controllo su tutto e su tutti. È proprio una crisi permanente, dobbiamo attenderci, in questo mondo dove l’eccesso di popolazione rende quasi inevitabile la dittatura. Le Costituzioni non si abrogheranno, 1958 ricordiamo, eh? Le Costituzioni non si abrogheranno, rimarranno elezioni e parlamenti, ma la sostanza, dietro le quinte, sarà un nuovo tipo di totalitarismo non violento. Radio e giornali, non c’era ancora internet, continueranno a parlare di democrazia e libertà. Intanto, l’oligarchia al potere, con la sua addestratissima elite di soldati, poliziotti, fabbricanti del pensiero e manipolatori del cervello, manderà avanti lo spettacolo a suo piacere. Un formidabile strumento di controllo della realtà è il bipensiero, che in 1984 George Orwell illustra con chiarezza.

Il bipensiero definito da Orwell funziona così. Credere fermamente di dire verità sacrosante mentre si pronunciano le menzogne più artefatte. Ricorrere all’uso della logica contro la logica, rinnegare la morale proprio nell’atto di rivendicarla, essere pienamente consapevoli nell’indurre inconsapevolezza. in psicologia politica pose le basi della moderna demagogia già nel 1910. La docilità delle masse è estrema quando le si sappia guidare. Soltanto in apparenza governano le moltitudini. La grammatica della persuasione serve soltanto per creare opinioni e credenze deriva l’enorme maggioranza delle nostre azioni. Chi le fa nascere è il nostro vero padrone.

Nel 1928 Edward Bernays, di famiglia ebraica, nipote di Sigmund Freud, affrontò analoghe tematiche in Propaganda, l’arte di manipolare l’opinione pubblica. Eccone qualche stralcio. La manipolazione consapevole e intelligente delle abitudini e delle opinioni delle masse è un elemento fondamentale nella società democratica. Coloro che manovrano questo impercettibile meccanismo della società costituiscono il governo invisibile, l’autentico potere dominante. Uomini di cui non abbiamo mai sentito parlare, governano i nostri corpi, modellano le nostre menti, forgiano i nostri gusti, suggeriscono le nostre idee. La propaganda è il braccio esecutivo del governo invisibile. Il filosofo ebreo tedesco Gunther Anders, nel saggio del 1956, L’Uomo è Antiquato, ha magistralmente sintetizzato il complesso meccanismo psicologico sul quale la fabbrica del consenso fonda il proprio operato. Quanto più totale è un potere, tanto più naturale la nostra obbedienza. Quanto più naturale la nostra obbedienza, tanto più assicurata l’illusione di libertà. Quanto più assicurata l’illusione di libertà, tanto più totale il potere. Mediante raffinati metodi di persuasione occulta, ma possibile alterare la percezione, il giudizio, i comportamenti, la coscienza.

I laboratori di scienze sociali, istituto Tavistock in testa, fabbricano cavalli di Troia per sovvertire tradizioni millenarie. Diffondono muffe ideologiche, approntano percorsi mentali dalla carica liberatoria esplosiva per il volgo un’esca irresistibile.

Sul principio queste trappole scardinano le consuetudini, sciolgono il nucleo etico della società.

Dopodiché si trasformano in tragiche prigioni. I mattoni per edificarle sono il politicamente corretto, la cancel culture, la rivoluzione woke, l’ideologia gender e, prima ancora, il consumismo, l’aborto, il divorzio, gli erasmus studenteschi e il nomadismo aziendale utili a spezzare i legami familiari, e poi le droghe, l’industria pornografica, la dissoluzione del principio di autorità. Tali meccanismi scaturiscono d’idee malsane, capaci di irretire la psiche, con frequenti ripercussioni sulla sfera fisica, sul vissuto concreto.

E nell’annientare l’istinto di procreazione, il buonsenso avito, l’orgoglio della stirpe, l’anelito verso la spiritualità, mettono a repentaglio la compattezza, l’armonia, la sopravvivenza stessa di una collettività. Inducono angoscia, frustrazione, smarrimento, dissonanza cognitiva. Così i tiranni ottengono mandrie impaurite, disorientate, più inclini a seguire il capobranco.

Si tratta di un processo lento ma inarrestabile, pilotato dall’alto, con perizia, tenacia, spietata lucidità e risorse quasi illimitate. Attraverso la finestra di Overton, le mode più disgustose, i concetti più aberranti, a poco a poco hanno preso a scorrere nelle nostre vene e ci hanno mutati dall’interno, già che ciò che in passato era riprovevole, delirante, adesso è diventato normale, addirittura auspicabile.

E quando, infine, avremo perduto qualunque forma di identità o di fiaccola morale, ci ritroveremo naufraghi, mansueti, stranieri a noi stessi, in un buio deserto dell’assurdo, più nulla per cui lottare, poiché, sotto il profilo umano, antropologico, ormai non saremo che cenere.

La vera unità d’Italia non fu certo quella imposta nell’Ottocento dalla massoneria. La dobbiamo, semmai, a Dante, Petrarca, Boccaccio. Ecco la ragione per cui, se si vuole assassinare una civiltà, occorre partire dalla demolizione della lingua madre, puntare a un uso ambiguo e sciatto del linguaggio, allo stravolgimento dei significati, all’impoverimento del lessico, a una sintassi sbilenca.

L’astuto nemico, per sconfiggerci, sa bene quali carte giocare, un’istruzione priva di spessore culturale, la disaffezione alla lettura, una produzione letteraria sterile, il turpiloquio, gli odiosi inglesismi, il declino dei dialetti, l’abuso di acronimi, in sintesi, l’inesorabile avanzata della neolingua, della neolingua che di soppiatto, anno dopo anno, meticolosamente, fagocita intere pagine del vocabolario, sino che un giorno, se un pensiero si affaccerà alla mente, ci mancheranno i termini per dirlo.

Senza più ali di parole, la riflessione resterà intrappolata nella scatola cranica, non potrà più spiccare il volo e a quel punto sarà più difficile ancora ribellarci all’invasore, affrancarci dall’usura, tornare agli antichi splendori”.

Fonte

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