E’ la violenza contro l’ordine naturale delle cose, che ci stanno imponendo, che riporterà le persone alla ragione

“Parliamoci chiaro, di tutte le balle ideologiche che possono essere propinate nella scuola, sui libri, all’università, i ragazzi che contro l’omofobia e contro il patriarcato protestano con la gonnellina all’università, cose di questo genere, questi spettacolini, credo che alla lunga il buonsenso insito comunque in una parte del genere umano, che evidentemente se è umano un minimo di buonsenso ce l’avrà, necessariamente emergerà fuori”, denuncia lo scrittore Gianluca Marletta .

In fondo il punto debole di tutti i sistemi distopici è il loro aspetto grottesco, il loro aspetto assolutamente innaturale.

Cioè c’è sempre un qualcosa che è percepibile in fondo da chiunque come esagerato.

È famoso detto che il diavolo fa le pentole ma non fa i coperchi. In questo caso si applica perfettamente.

E alla fine, malgrado tutto, molte persone possono percepire che qualcosa non va, anche a pelle, anche esteticamente, anche immediatamente.

E questo è un momento in cui ci si può agganciare, anche a quella massa di persone che invece tendenzialmente e normalmente sarebbero abituate in qualche modo a seguire il gregge, così, me l’hanno detto, l’ho visto in televisione, l’ho visto su Netflix, è giusto perché deve essere giusto, però a un certo punto mi stride qualcosa, d’accordo?

Allora, giocare in fondo sulla naturale repulsione dell’essere umano per la hubris, che cos’è la hubris?

È un concetto classico, è la violenza contro l’ordine naturale delle cose. Lo sa, nel fondo della sua coscienza c’è sempre un barlume che gli può indicare l’oggettività delle cose, perché qui stiamo parlando di realtà oggettive, maschile e femmine sono due realtà oggettive e oggettivamente diverse.
Allora in quel momento noi possiamo entrare in qualche modo in dialogo anche con persone che invece normalmente sembrerebbero totalmente resettate.
Questo non è un discorso disperante, noi non dobbiamo fare un discorso disperante, dobbiamo formare dei formatori, cioè in una certa misura quando sarà passata la valanga della follia, perché di questo stiamo parlando, le persone andranno a cercare chi è riuscito a mantenere lo spirito critico.
C’è un detto giapponese, una sorta di parabola che dice che quando arriva una valanga è inutile che tu ti metti davanti alla valanga con le mani protese perché la valanga ti distruggerà. Tu in qualche modo ti sposti, ti metti dietro una rupe, aspetti che la valanga passa e poi a quel punto, una volta passata la valanga, magari potrai anche aiutare qualcuno che è rimasto sotto la valanga e che vuole uscire dopo essere stato travolto.
Questo è il tipo di lavoro che si può fare oggi concretamente. Formare noi stessi diventa poi in realtà la possibilità di poter formare, riformare un’altra volta e risvegliare chissà chi. Quindi non dobbiamo assolutamente partire con un’ottica disfattista, questo assolutamente, però essere oggettivi”.

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