Istruzione in Italia: dimezzati gli analfabeti, ma i laureati restano pochi, sebbene in leggero aumento

In dieci anni dimezzati gli analfabeti in Italia. Nel periodo 2018-2021, che coincide con le prime quattro edizioni del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni, in Italia diminuiscono sistematicamente gli analfabeti, le persone che sanno leggere e scrivere ma non hanno concluso un corso regolare di studi e quelle con la licenza di scuola elementare e di scuola media.

Vediamo i dati in pillole

  • Negli ultimi 10 anni diminuiscono sistematicamente gli analfabeti, le persone che sanno leggere e scrivere ma non hanno concluso un corso regolare di studi e quelle con la licenza di scuola elementare e di scuola media.
  • La quota più significativa di popolazione, pari al 36,3%, è in possesso del diploma (oltre 5 punti percentuali in più rispetto al 2011). Tra il 2011 e il 2021 si dimezzano gli analfabeti (dall’1,1% allo 0,5%), diminuiscono le persone che non hanno proseguito gli studi dopo il primo ciclo della scuola primaria e aumentano laureati (dall’11,2% al 15,0%) e dottori di ricerca (dallo 0,3% allo 0,5%).
  • A livello territoriale i laureati sono il 17,2% al Centro, il 15,3% al Nord-ovest, il 14,9% al Nord-est, il 13,8% nel Meridione e il 13% nelle Isole. Le quote più elevate di titoli di studio bassi si rilevano invece al Sud. Con il 19,1% il Lazio è la regione con l’incidenza più elevata di laureati e di dottori di ricerca (0,8%) a cui si contrappone la Puglia (12,9% e 0,3%), al pari di Valle D’Aosta/Vallée d’Aoste, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia.
  • A livello territoriale, i laureati sono il 17,2% al Centro (incluse le persone in possesso di un diploma di Alta Formazione Artistica Musicale o coreutica), il 15,3% al Nord-ovest, il 14,9% al Nord-est, il 13,8% nel Meridione e il 13% nelle Isole. Le quote più elevate di titoli di studio bassi si rilevano invece al Sud
  • I Grandi Comuni, con più di 250mila residenti, continuano a essere un polo di attrazione per i più istruiti: la quota di laureati registra un picco (29,1%) a Milano e Bologna, che dal 2011 guadagnano 6 punti percentuali. Più contenute, ma sempre sopra la media nazionale del 15%, le incidenze di laureati a Palermo, Napoli e Catania, che in dieci anni crescono tra i 2,5 e i 3,2 punti percentuali.

Al contrario, il livello di istruzione della popolazione di 9 anni e più presenta un andamento sempre crescente in corrispondenza dei titoli di studio più elevati, ossia diplomi di scuola secondaria superiore o di qualifica professionale[1] e titoli terziari di primo e secondo livello[2]. Aumentano anche i dottori di ricerca[3] che, in quattro anni, passano da 231mila a quasi 260mila mentre gli analfabeti, che nel 2018 superavano le 346mila unità, si collocano sotto la soglia dei 300mila nel 2021 (Prospetto 10).

La quota più significativa di popolazione, pari al 36,3%, è in possesso del diploma nel 2021 (oltre 5 punti percentuali in più rispetto al 2011). In dieci anni si dimezzano gli analfabeti (dall’1,1% allo 0,5%), diminuiscono le persone che non hanno proseguito gli studi dopo il primo ciclo della scuola primaria e aumentano laureati (dall’11,2% al 15,0%) e dottori di ricerca (dallo 0,3% allo 0,5%).

Note

[1] Comprende la qualifica 2/3 anni, l’attestato di qualifica professionale e il diploma professionale IFP, la maturità di 4/5 anni e il Certificato di specializzazione tecnica superiore IFTS

[2] Si fa riferimento ai titoli terziari di I livello che includono il Diploma di tecnico superiore ITS, la Laurea o il Diploma accademico AFAM di I livello, il Diploma universitario (2-3 anni), la Scuola diretta a fini speciali, altro diploma terziario non universitario e a quelli di II livello che includono la Laurea magistrale/specialistica (biennale, a ciclo unico, diploma di laurea di 4-6anni), il Diploma accademico di II livello (compresi i titoli del vecchio ordinamento – livello unico)

[3] Sono inclusi i diplomi accademici di formazione alla ricerca

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