Quando le regole vengono prima delle persone: il caso di un bimbo sospetto malato di leucemia

Quando le regole vengono prima delle persone, dell’umanità, si generano mostri. La rigidità non paga, anzi fa danni, come nel caso di un bimbo malato di leucemia, che aveva bisogno di cure urgenti al San Gerardo di Monza, i sanitari, prima di prenderei in carico il piccolo malato, vogliono un tampone contro il Covid, a pandemia finita. Il piccolo arrivava dal Buzzi di Milano, dove gli hanno consigliato il reparto di ematologia del San Gerardo di Monza. I genitori hanno paura, che se risultasse positivo, non gli verrebbe prestata assistenza, forze ingenuamente. Così si rifiutano. Qualcuno dall’ospedale chiama le forze dell’ordine, e i genitori vengono accusati di tentato omicidio e subito allontanati dal figlio malato. Tutti vogliono agire nel bene del piccolo. I medici vogliono curare il piccolo, ma pretendono il tampone Covid, che la struttura dove lavorano ancora chiede, il Buzzi, al contrario no.  La scelta se fare o no un tampone è dei direttori sanitari della struttura.

Riportiamo la cronaca degli avvocati che hanno seguito i genitori.

Avvocato Valeria Panetta: “Ci chiama la cara amica del Comitato Fortitudo, Grazia Piccinelli, per segnalarci il caso di un bimbo di 4 anni che si trovava in noto ospedale pediatrico milanese, per accertamenti resisi indispensabili in conseguenza di una prima diagnosi terribile: leucemia!
Purtuttavia e nonostante le notevoli preoccupazioni in capo ai genitori del piccolo, i medici ordinano un tampone naso faringeo al malato ed alla mamma, che dovrà trasferirsi con lui al San Gerardo di Monza.
Roba da far tremare polsi, caviglie e far girare forte la testa.
I genitori sono attoniti e non intendono prestarsi al “gioco del tampone” che manco è diagnostico, non è previsto da alcuna norma di Legge e con la spada di Damocle risulti per giunta positivo ed il piccolo non venga curato per la reale patologia, che lo affligge.
Interveniamo immantinente io e la collega Manola Bozzelli, ma il medico del nosocomio neppure ci vuole ascoltare, quale era il busillis?
L’ospedale sostiene che può imporre la misura, anche se non sussiste norma, semplicemente “perchè lo dico io”.
Al “marchesato del grillo”, travestito da ospedale pediatrico, oppongo articolata diffida e chiedo urgente contatto con la Direzione Sanitaria, che continua a farsi beffe dei poveri genitori e non intende procedere oltre nella cura del piccolo.
Ad ore 14:00, mi contatta il padre di L., “sono arrivati i poliziotti, la tengo in viva voce, avvocato”; ascolto basita quella conversazione a tratti imbarazzante, ad altri vergognosa, per i toni usati da uno degli Agenti, che ad un certo punto urla: “fate sto …. tampone, abbiamo l’ordine della Procura…”.
Intervengo io, parlo con l’Agente di Polizia, abbiamo entrambi toni concitati, ma manteniamo decoro durante una surreale conversazione, in cui mi viene riferito che i genitori sono indagati per “tentato omicidio, perchè non intendono far curare il bambino”. Sempre più sorpresa, insisto con l’Agente in piena dissonanza cognitiva che non è certamente in errore il genitore, che si trovava in ospedale, ma semmai il medico che non intendeva curare il bimbo, se non sotto il ricatto del tampone e l’Agente, invece di risvegliarsi da quel sonno della ragione, in cui pareva sprofondato, mi conferma esattamente queste parole: “ è per la sicurezza delle persone che stanno in ospedale, anche se il bambino non ha sintomi, SAPPIAMO TUTTI CHE QUESTA MALATTIA PUO’ ESSERE ASINTOMATICA”.
Al chè mi cadono braccia e gambe e con l’ultimo filo di voce che mi rimane, considerata la situazione grottesca -in cui stavo per scoppiare a ridere per non piangere- saluto l’agente dormiente e mi accomiato, profferendo la seguente frase: “ il sonno della ragione genera mostri e qui si continua a russare”.
L’Agente mi chiede i dati ai fini delle notifiche dell’apertura indagini nei confronti dei due malcapitati, con un figlioletto malato e tutto il mondo intorno, che dovrebbe solo pensare a curarlo, impazzito.
Ed a me appare improvvisa un’ immagine: non esattamente quella della Santa Vergine, ma uno di quei mostri, generati dal sonno della ragione, una delle firmatarie delle sentenze della Consulta, una a caso…
Colei che, ex multis, per giustificare l’ingiustificabile, ovvero la necessità di vaccinare le categorie dei sanitari, suggeriva di puntare sui costi dei test molecolari, sostenendo che mentre il vaccino sarebbe stato “aggratis” (nel favoloso mondo della Sciarra, il c.d. vaccino è gratuito, nel mondo reale, lo paghiamo NOI tutti!), il tampone necessitava di tempi lunghi di processazione ed era pure costoso.
Testualmente, la (Corte) megera così si era espressa: “…l’effettuazione periodica di test diagnostici dell’infezione… dovendo essere effettuati con una cadenza particolarmente serrata (ogni due tre giorni) avrebbero avuto costi insostenibili e avrebbero comportato un intollerabile sforzo per il sistema sanitario…D’altro canto, l’esito del test non è immediatamente disponibile rispetto al momento della sua effettuazione: esso, pertanto, nasce già “obsoleto”, posto che l’esito può essere già stato superato da un contagio sopravvenuto nel frattempo, con il fisiologico rischio della presenza nei luoghi di cura di soggetti inconsapevolmente contagiati…” (sent. n. 14 del 1.12.2022).
Sarebbero sufficienti questi passaggi della Consulta per scoperchiare il vaso maleodorante della sanità pubblica e privata, al soldo di coloro che possiedono “tutti i soldi”, ma l’ipocrisia italiana non solo non ha smesso di esistere, ma galoppa come non ci fosse un domani.
Avrei un’idea delle ragioni che conducono le Direzioni Sanitarie ad imporre la misura inutile, malsana e “obsoleta” (secondo la Consulta), ma la terrò per la Procura della Repubblica, a cui porteremo questo, come altri casi ignobili della triste storia dell’ultimo evo d’Italia.
Ad maiora…”

Avv. Manola Bozzelli: “Mi unisco alla collega Valeria Panetta per quello che ritengo essere stato uno sfregio indecoroso alla legalità e alla umanità intesa come contrario della bestialità. Ieri partecipavo allo sciopero indetto da FISI e mentre attendevo d’essere ricevuta dal prefetto di Bologna, con alcuni organizzatori e sostenitori dello sciopero, arriva la telefonata che non avrei mai voluto ricevere: quella filtrata dal Comitato Fortitudo, di M. un papà distrutto dalla recentissima diagnosi di leucemia del loro unico bimbo, L. di appena 4 anni al quale minacciavano letteralmente (non ci sono parole diverse!) di non effettuare il ricovero senza previo tampone. Non mi ripeterò su quanto ampiamente espresso dalla collega nei dettagli, raccontero’ il mio pezzo e il mio dolore che faceva da specchio allo strazio di un padre disperato per la salute del suo bimbo. Ricordo la concitazione del momento e di quegli attimi contro tempo e ragione: alle 11.15 ricevo la chiamata di M. padre disperato, qualche minuto dopo mi chiama l’amica Grazia Piccinelli devastata e indignata come me che mi supplica di fare qualcosa, pochi secondi dopo mi accordo con la collega Valeria Panetta che in una velocità lampo si è occupa della diffida che già mezz’ora dopo veniva inviata. Nel mentre mi metto in disparte in quella piazza assolata e rumorosa e chiamo di continuo l’ospedale ma nessuno risponde. Allora chiamo M. e gli chiedo di passarmi il medico ma questo si rifiuta di parlare! Non mi arrendo e gli chiedo di mettere la telefonata in vivavoce affinché possa ascoltarmi. Mi qualifico, gli spiego che quanto sta avvenendo è un abuso perché non imposto da alcuna norma di legge necessaria trattandosi di trattamento sanitario. Sento bisbigliare qualcosa ma non si comprende…. aggiungo che non prendere in cura un bambino in quelle condizioni è reato. Il padre disperato mi dice che il medico non ha intenzione di rispondere e che si è allontanato. Lui è devastato. Nelle ore successive in cui lo chiamo, a più riprese, lui piange… non glielo faccio capire ma piango anche io mentre gli dico di afffidarsi a Dio e che noi non lo lasceremo solo. Mi dice che hanno obbligato L. al tampone con la forza perché è arrivata la polizia, dice che lo hanno denunciato. Lui! Lui disperato per il suo bambino è stato denunciato! Mi gira la testa cerco di mantenermi lucida per lui. È distrutto. Non sa in che condizioni è il bimbo, lo hanno allontanato. Mi dice che lo incolpano anche del ritardo nell’esecuzione di alcuni accertamenti che non gli faranno, dunque, quel giorno ma direttamente lunedì con aria di sfregio: ha visto? Col suo comportamento adesso succede che se ne parla lunedì. Cioè???? Salto sulla sedia! Ha tutta l’aria di un dispetto! E probabilmente servirà una trasfusione ma loro, non vaccinati, non vogliono che il bimbo riceva sangue da persone vaccinate e chiedono di poter donare il proprio, stante la compatibilità. Rifiuto secco dell’ospedale.
Li metto in contatto con l’associazione Dicentra che ci sta aiutando in questo caso e attendo, tuttora anche io, notizie.

Quando studiavo giurisprudenza sognavo un mondo di legalità. Io, ragazza nata e crescita al sud, mi iscrissi a queata facoltà qualche anno dopo la strage di Capaci e via D’Amelio. Io, pensavo che era solo la mafia l’illegalità italiana.
E poi è arrivata l’era covid… non che prima pensassi rose e fiori di questo nostro Paese, ma mi accontentavo di pensare che certe illegalità restassero ai piani alti, soprattutto. Mai mi sarei sognata di vedere questo scempio disumano in appena tre anni…
No, non accetto la morte del diritto ad opera di scalmanati affaristi inumani. E non ci fermeremo. Anche M. avrà giustizia per il suo L. e per la mamma di questo angioletto. E per tutti gli M. ed L. di questo malato carrozzone della cattiva idiozia italiana. Oggi sono afflitta e per questo imploro tutti a non bastare mai il capo. Serve opporsi al suatema. Se ci fossero milioni di M. tutto questo potrebbe essere fermato. Ognuno di noi è responsabile.
Non mi fermerò mai, lo giuro!”

Il provvedimento con cui un magistrato che non conosce la genesi e l’effettiva efficacia dei test in vitro, che  ha obbligato al prelievo di un campione organico un bambino non vaccinato, costituisce una violazione della Carta dei Diritti dell’Uomo oltre che della Costituzione. Se non agiranno i genitori  denuncerò il magistrato che ha firmato quel provvedimento. E’ una battaglia che occorre combattere per la sopravvivenza dell’intera civiltà: consentire un trattamento sanitario obbligatorio, il cui utilizzo è falsificato, significa legittimare il potenziale tentato omicidio, commenta l’avvocato Avv. Mauro Sandri.

Nel frattempo i grandi giornali parlano di genitori no-vax accusati di tentato omicidio ai danni del figlio gravemente malato, “negano ai medici il consenso a far fare al figlio il tampone Covid necessario a essere trasportato dal primo al secondo ospedale che può salvarlo”, scrivono

Purtroppo, come è già accaduto molte volte durante questi ultimi tre anni, anche in questo caso le regole sono venute prima delle persone, dell’umanità, di un piccolo malato. Il bambino è stato preso in carico dall’ospedale, nessuno dubita della volontà di tutti di curarlo, ma nel frattempo le regole hanno creato dolori e rabbia da entrambe le parti.

Le opinioni espresse in questo articolo sono degli autori.

Leggi le ultime notizie su www.presskit.it

Può interessarti anche: “Siamo prigionieri del virus, no delle regole messe dal Governo”, Nicola Porro

Seguici su Facebook https://www.facebook.com/presskit.it

Seguici su Sfero: https://sfero.me/users/presskit-quotidiano-on-line

Seguici su Telegram https://t.me/presskit

Altri articoli interessanti

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com