Studio contro l’efficacia dell’idrossiclorochina arrivava da una software house con 2 dipendenti, era falso

Il caso dell’idrossiclorochina e del cosiddetto ‘Lancetgate‘, deve fare rifletter su come vengono fatti gli studi medici, che se fanno comodo vengono rilanciati all’infinito. Lo studio contro l’efficacia dell’idrossiclorochina è stato presentato “uno studio randomizzato fatto su 5 continenti sull’utilizzo dell’idrossiclorochina che ne smentiva assolutamente l’efficacia. Salvo poi accorgersi che l’organizzazione che aveva messo in piedi questo studio colossale era una software house con 2 dipendenti. E che quindi lo studio era completamente falso”, Commenta Giovanni Frajese. “Lo studio è stato poi ritirato, ma il messaggio, nonostante questo, è invece rimasto”

“Gli errori si fanno“, ha dichiarato un’intervista recente su Porta a Porta, Giorgio Palù, Presidente dell’Agenzia del farmaco, rispondendo a Bruno Vespa che lo interrogava su possibili rimproveri in merito a come fu gestita l’emergenza nel Paese.

L’idrossiclorochina è un principio attivo appartenente al gruppo delle aminochinolineche trova impiego come farmaco antimalarico e come farmaco antireumatico e si è dimostrato efficace anche contro il Covid, peccato che sia stato affossato da degli studi di dubbia provenienza.

“Gli effetti anti-virali di questi farmaci, almeno da dati in vitro, sono altrettanto noti fin dagli anni 60: molte specie diverse di virus mostrano una ridotta capacità di replicazione quando esposti a concentrazioni diverse di Clorochina o di Idrossiclorochina”, scrive la società italian di reumatologia. “Questo effetto è presente soprattutto per alcuni ceppi di Coronavirus, per alcuni enterovirus e anche per alcuni virus dell’influenza e per il virus dell’AIDS. Riguardo al SARS-Cov 2, responsabile della pandemia che stiamo vivendo, il meccanismo d’azione antivirale è multifattoriale e vi sono evidenze che questi farmaci siano in grado di inibire il contatto tra i virus e l’epitelio delle vie respiratorie interferendo con la glicosilazione del principale recettore di membrana per il virus presente sulle cellule. Oltre a questo effetto di superficie, Idrossiclorochina e Clorochina, stante la loro prerogativa di concentrarsi a livello dei lisosomi, agiscono anche a livello intracellulare (dopo che il virus è penetrato nella cellula) interferendo con il rilascio del genoma virale nel citoplasma grazie all’ inibizione di specifici enzimi lisosomiali. Se accanto a queste più specifiche proprietà anti-virali si aggiunge la considerazione degli effetti che hanno sostanziato l’impiego di questi agenti in ambito reumatologico ( tra cui l’inibizione della presentazione dell’antigene, l’inibizione del segnale dei Toll-like receptors e la produzione di molte citochine pro-infiammatorie), stante l’evidenza di una accentuata risposta infiammatoria ( la cosiddetta “tempesta citochinica”) in corso di polmonite da Covid-19, risultano chiari i motivi dell’enorme interesse scientifico per questo possibile approccio terapeutico”.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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