Perché chiamare i farmaci o le terapie geniche vaccini conviene alle case farmaceutiche?

“In questi giorni si discute molto di vaccini anti-melanoma, che sono vaccini in quanto stimolano l’immunità ma sono di fatto terapie geniche per come funzionano”, spiega Marco Cosentino, professore ordinario di Medicina e Chirurgia all’Università dell’Insubria, sul suo canale Telegram.

“Qualche ignorante, nel senso che ignora l’argomento, pare abbia detto “chi se ne importa di come si chiamano, basta funzionino”.

Ed è proprio qui il punto: se li chiami “vaccini”, la verifica del funzionamento avverrà solo ed esclusivamente rispetto alla capacità di stimolare l’immunità riducendo così il rischio di una malattia, di regola infettiva,

se li chiami “farmaci” invece li devi studiare in dettaglio per i loro effetti su organi e apparati, devi documentare dove si distribuiscono, in quali organi e tessuti, per quanto restano nell’organismo e come e dove vengono eliminati, devi fare esami di laboratorio prima e dopo la somministrazione per verificare eventuali funzioni alterate.

E se li chiami “terapie geniche” devi, oltre a tutto questo, verificare anche se si integrano nel genoma e quanto, come e dove e se questo fa danno e quanto e come ecc.

I vaccini covid si sono insinuati in una crepa (delle tante) della normativa: sono “farmaci” prodotti sulla base di biotecnologie sviluppate per “terapie geniche” ma sono stati chiamati “vaccini”. Che è la ragione principale per cui di questi prodotti non sappiamo praticamente nulla e li usiamo sostanzialmente alla cieca“.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore.

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