Case green, l’allarme dell’associazione bancaria italiana: a rischio i mutui per i meno abbienti

Obiettivi ambiziosi e difficilmente realizzabili, che mettono a rischio gli italiani, soprattutto i meno abbienti. L’Abi, l’associazione bancaria italiana lancia l’allarme.

In sede di audizione parlamentare il direttore dell’ABI ha, infatti, evidenziato che per raggiungere almeno l’obiettivo intermedio della classe energetica F nel comparto residenziale, andrebbe ristrutturato il 60% del patrimonio immobiliare, ossia circa 8 milioni di edifici. Si tratta quindi di obiettivi ambiziosi, difficilmente raggiungibili per l’Italia nelle tempistiche definite, considerato il livello più basso, in termini di efficienza energetica, del nostro patrimonio immobiliare.

La direttiva EPBD case green prevede che le banche debbano migliorare l’efficienza energetica degli immobili ipotecati, ancorché non ne siano proprietarie e, quindi, non siano in grado di realizzare o imporre gli interventi di riqualificazione energetica; pertanto, prosegue il direttore, qualora non siano apportate correzioni su questo punto, le banche sarebbero necessariamente obbligate a selezionare quali finanziamenti concedere e sarebbero più orientate verso immobili che hanno migliori performance energetiche, riducendo così le possibilità di accesso al credito per l’acquisto/riqualificazione degli immobili di minore qualità. Si arriverebbe così ad un blocco nell’erogazione dei mutui per l’acquisto di immobili che non siano conformi alla nuova direttiva UE.

A tal riguardo l’ABI ha messo in luce alcuni aspetti fondamentali, quali:

  • non tutti i proprietari di casa avrebbero le disponibilità finanziarie o sarebbero in grado di contrarre mutui (o ulteriori finanziamenti) per interventi di ristrutturazione energetica;
  • le banche potrebbero riscontrare difficoltà nell’erogazione dei finanziamenti ipotecari a soggetti con più basso merito creditizio;
  • la misura rischia di produrre una riduzione del valore di mercato degli edifici, con impatti rilevanti sulla ricchezza delle famiglie italiane che per il 60% è rappresentata da immobili residenziali;
  • la conseguente svalutazione delle garanzie acquisite per la concessione dei mutui ipotecari.

In vista dell’approvazione definitiva, l’Istituto auspica che la direttiva abbia maggiore proporzionalità, gradualità e flessibilità nell’attuazione e presenta una serie di proposte di modifica in tal senso:

  • flessibilità a tutti i Paesi di prevedere una propria roadmap di adeguamento, mantenendo l’obiettivo delle emissioni zero nel 2050;
  • eccezioni a fronte di obblighi non economicamente sostenibili per i proprietari degli immobili oppure nei casi in cui non comportino una significativa diminuzione dell’emissione complessiva di gas serra;
  • una modifica da parte delle banche agli obblighi che hanno nei confronti del portafoglio ipotecario (gli immobili a garanzia dei mutui);
  • l’accesso al database SIAPE dell’ENEA, al fine di acquisire informazioni, in maniera automatizzata, sul grado di performance energetica degli immobili a garanzia dei finanziamenti, non solo in fase di erogazione (nell’ambito della quale l’APE viene già acquisito) ma anche in relazione a eventuali successivi interventi di riqualificazione energetica (nell’ottica di classificare gli immobili a garanzia del portafoglio finanziamenti con la corretta classe energetica di appartenenza).

 

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