Piccole e microimprese: sono il 99,4% del tessuto produttivo e danno occupazione al 63,4% degli addetti del settore privato non agricolo

Il 99,4% del tessuto produttivo italiano è formato da piccole e microimprese (rispettivamente di 10-49 addetti e 0-9 addetti), che danno occupazione al 63,4% degli addetti del settore privato non agricolo. Si tratta di una particolarità italiana che si è significativamente accentuata tra gli anni Novanta e il primo decennio di questo secolo, mentre nell’ultimo decennio si è lievemente attenuata, rimanendo comunque nettamente predominante.

Sono i dati da cui è partita la giornata di studi organizzata dall’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) nel corso della quale è stato presentato l’ultimo numero della rivista scientifica dell’ente di ricerca, Sinappsi, che dedica la parte monografica proprio al tema delle politiche di sviluppo per le piccole e le microimprese. Un’occasione di confronto sui caratteri fondamentali e le potenzialità di questo importante segmento dell’apparato produttivo italiano, cui hanno partecipato: Sebastiano Fadda (presidente Inapp), Linda Maisto, Leonello Tronti (università degli studi Roma Tre e curatore del numero monografico), Roberto Monducci (Scuola superiore Sant’Anna di Pisa), Ilario Alvino (Sapienza università di Roma), Raffaele Brancati (centro studi Met), Anna Giunta (università degli studi Roma Tre), Paolo Quercia (responsabile centro studi Segretariato generale, Ministero delle Imprese), Fabrizio Landi (presidente Retimpresa, Confindustria), Enrico Quintavalle (responsabile ufficio studi, Confartigianato Imprese), Federica Garbolino (responsabile comunicazione e promozione servizi, Invitalia), Giorgio Graziani (segretario confederale artigianato e sviluppo del territorio, Cisl).

“Dallo sviluppo delle piccole e microimprese dipendono in misura significativa le prospettive di sviluppo dell’intera economia e del mercato del lavoro italiano – ha commentato il professor Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp – Le politiche industriali e del lavoro devono essere strategicamente orientate a favorire il superamento dei limiti che le imprese di piccole dimensioni incontrano nello svolgimento delle funzioni superiori, quali l’introduzione di innovazioni, la gestione finanziaria, il marketing e l’internazionalizzazione , il miglioramento delle competenze dei lavoratori e dell’organizzazione del lavoro, lo sviluppo delle capacità manageriali. Le stesse piccole imprese, peraltro, devono trovare forme di collaborazione per svolgere in forma associata queste funzioni, che risulterebbero difficili da svolgere adeguatamente in forma individuale”.

I sei saggi che compongono la parte monografica dell’ultimo numero di Sinappsi analizzano, da diverse angolazioni, il tema dello sviluppo delle piccole e delle microimprese. Il primo gruppo di articoli esamina i caratteri fondamentali e le potenzialità di questo importante segmento dell’apparato produttivo italiano, evidenziandone punti di forza e di debolezza, aree di impegno per lo sviluppo, di eccellenza e di arretratezza, al fine di identificare le linee di una politica nazionale volta a valorizzarlo e a promuoverne il ruolo di serbatoio di resilienza e di incubatore di sviluppo. Il secondo gruppo analizza modalità di funzionamento, risultati e problematiche di una o più politiche di sostegno, tra le quali l’adesione a reti di impresa per l’acquisizione di alte qualifiche manageriali e tecniche, il ruolo degli appalti pubblici, il legame tra la politica di innovazione digitale (Piano Industria 4.0) e le pratiche di economia circolare, gli effetti della certificazione Iso9001.

“I numeri ci dicono che sarebbe sufficiente che anche soltanto una piccola quota di questo tessuto produttivo si sviluppasse in modo significativo per contribuire ad una nuova fase di crescita del Paese. Le evidenze presentate in questo numero di Sinappsi – ha concluso Fadda – servono proprio a focalizzare il dibattito su come portare a maturazione tutte le potenzialità che per l’economia italiana si sono venute costruendo, a partire dagli anni Novanta, con la creazione di un settore straordinariamente ampio e articolato di piccole e microimprese”.

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