“Basta armi nei nostri porti”: da Genova parte la protesta contro la guerra e la Nato

Parte da Genova la protesta contro l’invio di armi dai porti italiani. “Abbassare le armi, alzare i salari”,  è lo slogan del corteo partito dal varco di Ponte Etiopia ed è diretto, per la prima volta, dentro al porto genovese, durante la prima giornata internazionale di mobilitazione contro il transito di armi verso zone di guerra dai porti civili organizzata dal Calp (Collettivo autonomo lavoratori portuali).

“Chiamiamo chiunque si definisca pacifista o antimilitarista, ad unirsi alla lotta che portiamo avanti prima di tutto come lavoratori che rifiutano di essere complici della filiera della morte”, ha spiegato un portavoce del collettivo, Josè Nivoi.

Alla manifestazione partecipano lavoratori dei principali porti italiani, studenti, sindacati, e tante persone comuni. Il movimento per la pace si fa sempre più strada anche in Italia.

Da decenni non si vedeva nel capoluogo ligure un corteo tanto partecipato e combattivo, aperto dagli striscioni “Stop ai traffici d’armi nei porti” e “Abbassate le armi, alzate i salari”, dietro i quali erano presenti le delegazioni di tutti i porti italiani, in sciopero per la sicurezza dopo le ultime morti sul lavoro registrate a Trieste e Civitavecchia e, tra le altre, dei lavoratori della logistica, degli studenti in lotta contro le sparate del ministro Valditara.

La manifestazione si è conclusa in piazza De Ferrari dopo aver attraversato il porto sfilando sotto la Lanterna, chiedendo pace e salario, e urlando a gran voce il no alla guerra e all’economia del carovita che ingrassa le multinazionali e la speculazione finanziaria, strangolando le popolazioni di tutto il mondo.

Le denunce del Calp contro le navi cariche di armi che si fermano nei porti italiani e poi si dirigono in Africa vanno avanti dal 2019 e hanno trovato la solidarietà, tra gli altri, anche di papa Francesco.

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