Le Nazioni Unite, nel report quadriennale pubblicato dal Segretariato del programma Ambiente, prevedono la chiusura del buco dell’ozono.
Ecco cosa scrivono:
“Le azioni intraprese nell’ambito del Protocollo di Montreal continuano a contribuire al recupero dell’ozono. Il recupero dell’ozono nella stratosfera superiore sta progredendo. L’ozono totale della colonna (TCO) nell’Antartide continua a riprendersi, nonostante la sostanziale variabilità interannuale delle dimensioni, della forza e della longevità del buco dell’ozono. Al di fuori della regione antartica (da 90°N a 60°S), le limitate prove di ripresa del TCO dal 1996 hanno una confidenza bassa. Si prevede che il TCO ritorni ai valori del 1980 intorno al 2066 nell’Antartide, intorno al 2045 nell’Artico e intorno al 2040 per la media quasi globale (60°N-60°S). La valutazione dell’esaurimento del TCO nelle regioni di tutto il mondo dal 1980 al 1996 rimane sostanzialmente invariata rispetto alla valutazione del 2018”.
In sostanza:
- entro il 2040 la condizione dello strato dell’ozono dovrebbe pressoché normalizzarsi;
- entro il 2045, poi, lo strato di ozono sarà completamente ricreato sull’Artico,
- entro il 2066 dovrebbe normalizzarzi anche lo strato sull’Antartide
“Al di fuori delle regioni polari, osservazioni e modelli concordano sul fatto che l’ozono nella stratosfera superiore continua a riprendersi. I modelli simulano un piccolo recupero dell’ozono stratosferico inferiore alle medie latitudini in entrambi gli emisferi che non si vede nelle osservazioni.”
Inoltre “si stima che il rispetto dell’Emendamento di Kigali del 2016 al Protocollo di Montreal, che richiede la riduzione graduale della produzione e del consumo di alcuni idrofluorocarburi (HFC), eviti un riscaldamento di 0,3–0,5°C entro il 2100. Questa stima non include i contributi dalle emissioni di HFC-23”.
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