Libertà di stampa: le raccomandazioni dell’Unesco agli stati

Nel suo ultimo rapporto sulla libertà di stampa,”L’ “uso scorretto” del sistema giudiziario per attaccare la libertà di espressione”, l’Unesco difende i giornalisti e lancia alcune raccomandazioni agli stati. Eccole.

  • Gli Stati dovrebbero abrogare le leggi che permettono processi penali per diffamazione, anche se non sono mai applicate o lo sono raramente, e sostituirle con un’appropriata legislazione civile sulla diffamazione.
  • →  Dovrebbero inoltre abolire, o rivedere in conformità con gli standard internazionali, altre leggi che criminalizzano la libertà d’espressione attraverso definizioni vaghe ed eccessive relative a “notizie false”, sicurezza informatica, terrorismo, incitamento all’odio, salute pubblica e sicurezza nazionale, tra le altre, che rientrano nella definizione di restrizioni abusive della libertà di parola.
  • →  Le leggi sulle cause civili per diffamazione dovrebbero essere riviste, ove necessario, per essere allineate agli standard internazionali. Tra gli altri aspetti chiave:
    • I pubblici ufficiali non dovrebbero beneficiare di una protezione speciale e gli enti pubblici non dovrebbero essere autorizzati a promuovere azioni giudiziarie ai sensi delle leggi sulla diffamazione, che non dovrebbero proteggere nemmeno lo Stato, i simboli nazionali o quelli religiosi.
    • Devono essere messe in atto adeguate difese, inclusa la protezione delle opinioni dichiarate, la prova della verità sostanziale, e standard di ragionevole pubblicazione, come la pubblicazione incolpevole e il riferimento accurato e corretto delle parole di altri. Il ricorrente dovrebbe sopportare l’onere della prova per quanto riguarda la falsità di una dichiarazione contestata, almeno nei casi che sono di interesse pubblico. Alcuni tipi di dichiarazioni non devono mai dare luogo a responsabilità, come quelle rese nell’ambito delle procedure legislative, delle autorità locali e dei tribunali; quelle contenute negli atti emanati dagli organi legislativi e nelle relazioni ufficiali; o fatte sotto pena di spergiuro, sotto giuramento, davanti a un organismo che indaga sulla violazione dei diritti umani, o nell’adempimento di un dovere legale, morale o sociale, tranne se fatto con dolo.
    • I rimedi dovrebbero essere proporzionati, puntando a riparare il danno causato da certe espressioni piuttosto che a punire chi le ha fatte. I tribunali dovrebbero dare priorità ai rimedi non pecuniari, ricorrendo a premi pecuniari solo quando questi sono necessari per riparare completamente il danno arrecato. Occorre stabilire un tetto per i risarcimenti, ma non un livello minimo. I rimedi pecuniari dovrebbero tenere conto della capacità finanziaria dell’imputato (ad es. evitando il suo fallimento) e del fatto che sono stati adottati anche meccanismi volontari o di autoregolamentazione (ad es. scuse, rettifiche, repliche). Le leggi dovrebbero garantire che questi meccanismi alternativi di risoluzione delle controversie siano l’opzione preferita per la risoluzione dei conflitti, essendo più rapidi e meno costosi dei procedimenti giudiziari.

L’ “uso scorretto” del sistema giudiziario per attaccare la libertà di espressione

  • Il diritto dei giornalisti a non divulgare le proprie fonti dovrebbe essere rispettato nel contesto di cause legali per diffamazione.
  • Dovrebbero essere messe in atto misure di salvaguardia contro le SLAPP e il “forum shopping”.
  • Gli Internet Service Provider (ISP) dovrebbero beneficiare dell’immunità dalla responsabilità ai sensi delle leggi sulla diffamazione per i contenuti che ospitano. Non dovrebbero essere tenuti a monitorare in modo proattivo i contenuti. Gli ordini per la rimozione di contenuti ritenuti diffamatori dovrebbero essere emessi da un tribunale indipendente o da un’istanza giudicante. Qualsiasi responsabilità imposta a un ISP dovrebbe essere proporzionata e avere una correlazione diretta con il mancato rispetto di un ordine di restrizione dei contenuti.
  • Gli attori giudiziari, compresi pubblici ministeri e giudici, dovrebbero applicare gli standard internazionali sulla libertà di espressione quando perseguono e giudicano casi relativi alla diffamazione penale e civile.

Qui trovate il rapporto completo in italiano tradotto dall’associazione ossigeno per l’informazione: https://www.ossigeno.info/wp-content/uploads/2022/12/ITA-WEB-OSSIGENO-Issue-brief-on-decriminalization-of-defamation.pdf

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