Dopo il commercio anche l’industria entra in crisi. I dati dell’Istat

Inflazione e caro-bollette affossano l’industria italiana, con la produzione che ad ottobre registra un marcato calo sia su base mensile che su base annua. Lo afferma il Codacons commentando i dati forniti oggi dall’Istat.

A ottobre si rileva, per il secondo mese consecutivo, una flessione congiunturale dell’indice destagionalizzato della produzione industriale. La dinamica negativa è estesa a quasi tutti i settori, con l’eccezione di quello dei beni strumentali. È, tuttavia, positivo l’andamento congiunturale nella media degli ultimi tre mesi.

In termini tendenziali, al netto degli effetti di calendario, resta negativa la variazione sia per l’indice generale sia per i principali raggruppamenti di industrie, ad esclusione dei beni strumentali, unico settore in crescita marcata.

  • A ottobre 2022 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dell’1,0% rispetto a settembre. Nella media del trimestre agosto-ottobre il livello della produzione aumenta dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti.
  • L’indice destagionalizzato mensile cresce su base congiunturale solo per i beni strumentali (+0,2%), mentre cala per i beni di consumo (-3,0%), per l’energia (-1,2%) e, marginalmente, per i beni intermedi (-0,1%).
  • Corretto per gli effetti di calendario, a ottobre 2022 l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali dell’1,6% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21 come a ottobre 2021). Crescono solo i beni strumentali (+3,9%); diminuiscono, invece, i beni di consumo (-1,7%) e, in misura più marcata, i beni intermedi (-4,6%) e l’energia (-7,1%).
  • Tra i settori di attività economica in crescita tendenziale si segnalano la fabbricazione di mezzi di trasporto (+8,5%), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+7,3%) e la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+4,9%). Le flessioni più ampie si registrano nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-7,7%), nell’industria del legno, della carta e stampa (-6,1%) e nella fabbricazione di prodotti chimici (-5,5%).

“Dopo il commercio anche l’industria italiana inizia a risentire degli effetti della crisi in atto nel nostro paese – spiega il presidente Carlo Rienzi – L’inflazione alle stelle e l’emergenza energia, dopo aver colpito la fiducia di consumatori e imprese e le vendite al dettaglio, fanno sentire il loro peso anche sulla produzione industriale, rallentando per il secondo mese consecutivo il comparto”.

“Un pessimo segnale arriva sul fronte dei beni di consumo, che calano del 3% sul mese e dell’1,7% su base annua, con punte del -4,1% per quelli durevoli. Un campanello d’allarme in vista del prossimo Natale, che rischia di registrare una debacle in termini di spesa e consumi delle famiglie” – conclude Rienzi.

“Il dato di ottobre sulla produzione industriale, che segnala per il secondo mese consecutivo una riduzione in termini congiunturali, consolida i timori di un sempre più probabile rallentamento dell’economia nella parte finale dell’anno”, commenta in una nota Cofcommercio. “La crescita, infatti, continua ad essere affidata quasi esclusivamente al recupero della domanda per i servizi da parte delle famiglie. Famiglie che hanno già ridotto i consumi per i beni, tendenza confermata sia dall’andamento delle vendite sia dal calo della produzione per i beni di consumo. In presenza di un’inflazione che si mantiene elevata ed erode reddito e ricchezza liquida delle famiglie, nonostante gli aiuti erogati dal Governo, lo spazio per le spese non obbligate è destinato inevitabilmente a ridursi. Il ridimensionamento colpirà inevitabilmente la domanda per i servizi che negli ultimi mesi era risultata particolarmente dinamica.

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