“L’uso scorretto” del sistema giudiziario per attaccare la libertà di espressione, il rapporto dell’Unesco

Le tendenze denunciate dal rapporto Unesco sono chiare e preoccupanti:

“La graduale tendenza verso la depenalizzazione della diffamazione sta rallentando, con 160 Stati che non hanno ancora depenalizzato la diffamazione.

Il ricorso alla contestazione del reato di diffamazione per ridurre la libertà di espressione digitale è aumentato in tutto il mondo.

Molti Stati hanno rafforzato o reintrodotto norme che puniscono diffamazione semplice e a mezzo stampa e ingiuria con nuove leggi per garantire la ciber-sicurezza, combattere “false notizie” e linguaggio d’odio.

L’aumento del ricorso alle cause civili per diffamazione civile spesso comporta risarcimenti eccessivi che hanno un effetto raggelante sulla libertà di espressione e il lavoro dei giornalisti.

L’aumento di pratiche scorrette come il turismo giudiziario (ricerca di tribunali più convenienti) e il ricorso alle querele e cause temerarie (SLAPP) da parte di potenti che vogliono zittire voci critiche ed evitare i giudizi.

Sono emerse nuove sfide per la comunicazione on line, tra le quali una maggiore vulnerabilità di giornalisti, artisti, difensori dei diritti umani e blogger.

La giurisprudenza dei tribunali internazionali ha riaffermato che i discorsi sui funzionari pubblici sono particolarmente protetti e devono ricevere un adeguato trattamento dal diritto civile”.

Qui trovate il rapporto completo in italiano tradotto dall’associazione ossigeno per l’informazione: https://www.ossigeno.info/wp-content/uploads/2022/12/ITA-WEB-OSSIGENO-Issue-brief-on-decriminalization-of-defamation.pdf

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