A Quota 100 hanno aderito 150-200mila lavoratori in meno: per l’Inps il risparmio è di 10 miliardi

A Quota 100 hanno aderito 150-200mila lavoratori in meno: per l’Inps si tratta di un risparmio di 10 miliardi. Anief chiede di usarli per il riscatto gratuito della laurea e la “finestra” di uscita anticipata nella scuola.

È ingente la quantità di soldi pubblici stanziati per Quota 100, ma mai utilizzati per l’adesione molto inferiore alle previsioni: secondo uno studio congiunto Inps-Upb, presentato in queste ore, il numero delle domande è “ampiamente al di sotto di quelle attese” e l’importo è “inferiore di circa 10 miliardi rispetto ai 33,5 stanziati dal DL 4/2019”. La ricerca ha evidenziato che “le domande per il pensionamento con Quota 100 accolte nel complesso tra il 2019 e il 2021 sono state poco meno di 380mila per una spesa effettiva – di consuntivo sino al 2021 e proiettata dal 2022 al 2025 – di circa 23,2 miliardi. In pratica, hanno aderito a Quota 100 tra i 150mila e i 200mila lavoratori in meno rispetto a quelli attesi.

Il sindacato Anief ritiene che per non ostacolare ulteriormente il ricambio lavorativo, non appesantendo ulteriormente il mancato turn over, occorre utilizzare i fondi risparmiati per favorire l’uscita di tanti lavoratori altrimenti bloccati dalla riforma Monti-Fornero fino alle soglie dei 70 anni: “È bene che con i 10 miliardi risparmiati con Quota 100, lo Stato provveda finalmente a pagare il riscatto degli anni di studio universitari. Riscattare gratuitamente la laurea diventa infatti decisivo per permettere a tanti lavoratori di raggiungere un monte di anni tali da uscire dal lavoro attorno ai 60 anni”.

“A questo proposito, soprattutto per determinate categorie a rischio burnout, come nella scuola e nella sanità, occorre approvare con urgenza una norma che permetta di uscire dal mondo lavorativo nella fascia di età anagrafica 59-63 anni senza penalizzazioni: è un passaggio fondamentale, che – conclude il sindacalista autonomo a capo dell’Anief – prevede il riconoscimento del lavoro usurante a scuola con una ‘finestra’ di uscita dedicata e un ‘bonus’ di almeno un anno per le donne lavoratrici madri”.

 Questo genere di proposta di riforma previdenziale è stata presentata pochi giorni fa dallo stesso Marcello Pacifico, che a Verona, durante il 57° congresso Federspev, nella veste di segretario organizzativo Confedir ha detto che “non possiamo tornare ai parametri della Legge Fornero del 2011, ma occorre introdurre assegni allineati all’inflazione e liquidazione immediata TFS/TFS e anticipo di un anno per le mamme. Inoltre, è indispensabile che per professioni logoranti e con un’alta percentuale di burnout, come i lavoratori di Scuola e Sanità, si riconosca lavoro usurate e quindi l’uscita anticipata attorno ai 60 anni di età senza decurtazioni. C’è urgenza di introdurre delle deroghe, a partire dal 1° gennaio 2023: ne va di mezzo anche la qualità del servizio pubblico”, ha concluso Pacifico. Il sindacato avalla quindi tutte le proposte che intendano superare la Legge Fornero introducendo Quota 100 o 102 “flessibile”, come quella di Antonello Orlando, esperto della Fondazione studi consulenti del lavoro.

LA PROPOSTA CONFEDIR

  • Separazione tra previdenza e assistenza.
  • Mantenimento del sistema misto fino alla naturale conclusione.
  • Abolizione dell’aspettativa di vita e delle finestre sia per la pensione anticipata che per la pensione di vecchiaia.
  • Pensione anticipata per tutti, uomini e donne, con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età e senza penalizzazioni.
  • Per le donne con figli bonus di 9 mesi per ogni figlio con un massimo di due da valere sia per  la pensione anticipata che per la pensione di vecchiaia.
  • Pensione di vecchiaia anticipata a 66 anni.
  • Flessibilità in uscita anticipata a partire da 62 anni di età, con penalizzazione del 1,5% per ogni anno di anticipo rispetto ai 66 anni.
  • Analogamente alla flessibilità di uscita anticipata possibilità di restare al lavoro oltre i 66 anni e fino a 70 con un incremento del 1,5% annuo.
  • Rendere definitivi gli istituti di Opzione Donna e Ape Sociale.
  • Implementazione della pensione integrativa con benefici fiscali fino al 50% di quanto versato.
  • Pensione di garanzia per giovani, donne e per chi svolge lavoro di cura.
  • Per i dipendenti pubblici erogazione del TFR/TFS entro sei mesi dalla cessazione del rapporto del lavoro.
  • Flessibilità di uscita anticipata dal mondo del lavoro senza penalizzazioni per casi particolari di disoccupazione, lavori usuranti, malattia e invalidità.
  • Riscatto agevolato della laurea con costi dimezzati del 50% e benefici fiscali fino al 50% di quanto versato; oppure, in alternativa, contribuzione figurativa del corso legale degli studi universitari.
  • Coefficienti di trasformazione rivalutati in aumento.
  • Inoltre, per i già pensionati che sono la categoria più fragile e che stanno subendo più di tutti gli effetti della crisi: Indicizzazione al 100% delle pensioni in seguito all’inflazione reale. Estensione della no tax area fino a 10.000 €, eliminazione delle  addizionali regionali e comunali per redditi imponibili fino a 30.000 € e dimezzamento per redditi imponibili da 30.000 a 40.000 €.

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