Al voto con le mascherine e il gel disinfettante: “votiamo e poi mandiamo la mascherina a Speranza”

La proposta arriva da un nostro lettore. Ci ha scritto “andrò a votare, perché è mio dovere civico, per lasciare la mia impronta per cambiare le cose, e anche, per fare un dispetto a chi vuol far fallire i referendum sulla giustizia. Dopo il voto metterò la mia mascherina in una busta e la spedirò al ministro Speranza”. Una forma di protesta come quella messa in atto da alcuni genitori sulla scuola. Hanno inviato le mascherine al ministro Speranza con la scritta “Basta Mascherine a scuola”.

Per andare a votare occorre sottoporsi ai protocolli anti-Covid imposti dal ministro Speranza: mascherina almeno chirurgica e gel disinfettante per le mani, che sarà posizionato all’ingresso dell’edificio e poi a quello dei seggi. Nella circolare del Ministero della Salute è prevista: “A terra e sulle pareti un’apposita segnaletica indicherà i percorsi da seguire e bisognerà mantenere una distanza interpersonale di almeno un metro, evitando assembramenti. Dopo essere entrati nel seggio e prima di ricevere la scheda elettorale ed entrare nella cabina è poi preferibile che l’elettore igienizzi nuovamente le mani. Quindi, qualora sia necessario per il suo riconoscimento, deve mettersi a una distanza di almeno un metro da scrutatori, presidente e segretario di seggio e abbassare la mascherina. Dopo aver votato, l’elettore inserisce da solo le schede nelle rispettive urne. Sono quindi previste diverse pulizie di seggi e locali utilizzati, mentre scrutatori e presidenti devono sostituire la mascherina ogni 4-6 ore o comunque ogni volta che il dispositivo è inumidito o rende difficoltosa la respirazione.”

“Si tratta di un vero e proprio Tso antidemocratico le cui inconfessabili finalità, con un virus quasi scomparso sul piano della malattia grave, sembrano avere ben poco a che fare con la tutela della salute pubblica”, scrive Claudio Romiti sul sito di Nicola Porro. “si tratta di uno spudorato tentativo di manipolazione di massa, mirante a modificare in modo subdolo gli equilibri politici attraverso un uso vergognoso della paura virale. Paura virale che le citate, demenziali misure servono essenzialmente a rinfocolare anche quando ci troviamo nella solitudine della cabina elettorale. È come se una sorta di grande fratello sanitario, perfettamente incarnato dall’evanescente Speranza, ci ricordasse che il virus è vivo ma che il regime sanitario lotta insieme a noi per eliminarlo del tutto dalla nostra esistenza”.

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