Stipendio arretrato dovuto a 34 docenti non vaccinati sospesi. Sentenza importante per tutti.

Il Giudice del Lavoro di Treviso, Massimo Galli, ha stabilito che a 34 insegnati sospesi senza stipendio perché non vaccinati vadano pagati gli stipendi non percepiti. Non è la prima sentenza di questo genere la cosa che la rende importante per la lotta di tutte le persone lasciate a casa senza stipendio è la motivazione data dal giudice: che nei fatti sostiene, che dato che lo stesso governo riammettendo gli insegnati al lavoro, ha ammesso il suo errore. Il legislatore, cioè lo stato, ha fatto rientrare a scuola i docenti sospesi, correggendo, di fatto, la legge, che li aveva esclusi. Vediamo cosa ha scritto il giudice: “Le domande delle parti ricorrenti che avevano tutte quale presupposto la dichiarazione di illegittimità dei provvedimenti di sospensione impugnati, in seguito all’entrata in vigore della nuova normativa, hanno perso di attualità nel senso che non sono più supportate da un interesse giuridicamente rilevante alla pronuncia sia per quanto riguarda l’azione cautelare sia per quanto riguarda la domanda di merito, poiché devono ritenersi essere state soddisfatte dal legislatore prima ancora che in sede giudiziale”. E’ stata abrogata “la sanzione della sospensione con effetto retroattivo dal 15 dicembre 2021”. Quindi gli stipendi dalla data della sospensione sono dovuti ai docenti sospesi.

Il giudice non ha ritenuto necessario rivolgersi alla suprema Corte, ritenendo implicitamente risolta l’illegittimità dell’obbligo manifestata dal comportamento proprio dell’esecutivo che ha posto in essere una misura diversa.

Le nuove disposizioni ribadiscono che la vaccinazione è requisito essenziale per lo svolgimento delle attività didattiche a contatto con gli alunni. Sono i dirigenti scolastici e i responsabili delle istituzioni ad assicurare il rispetto dell’obbligo. Ma se un docente non vuole vaccinarsi “l’atto di accertamento dell’inadempimento impone al dirigente scolastico di utilizzare il docente inadempiente in attività di supporto alla istituzione scolastica”, spiega in una intervista avvocato Mauro Sandri del Foro di Milano, che ha difeso i 34 docenti trevigiani. Quindi non va sospeso, ma assegnato ad altro compito all’interno della sua scuola. Questo fatto aprirà nuove cause per demansionamento e mobbing, ma salva lo stipendio, e quindi il sostentamento delle persone.

Il problema, purtroppo, in Italia, è che una singola sentenza non diventa immediatamente legge per tutti, costituisce un precedente che aiuta nelle cause, ma ognuno deve difendere la propria posizione, singolarmente o in una causa collettiva, fino a quando non si arriva alla Corte Costituzionale. In ogni caso è un precedente che aiuterà tutte le persone sospese dal lavoro senza stipendio.

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