La lotta contro il doping nello sport in Europa

La lotta contro il doping nello sport richiede procedure eque, nel rispetto della vita privata degli atleti, tutelando in particolare la loro reputazione e le informazioni relative al loro stato di salute.

Il Comitato dei Ministri ha adottato una Raccomandazione rivolta agli Stati membri mirante a rafforzare i principi in materia di diritti umani che dovrebbero disciplinare le procedure antidoping nello sport e a vigilare affinché siano pienamente applicate in questo contesto le garanzie essenziali dell’Articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

La Raccomandazione riconosce i principi fondamentali del diritto a un “equo processo”, ossia l’indipendenza dell’indagine e delle giurisdizioni competenti, il diritto all’ascolto e di usufruire di una difesa efficace, nonché il principio della pubblicità dell’udienza e la necessità di rendere pubbliche le decisioni. Questi principi essenziali enunciati nella Raccomandazione sono adeguati alla specificità dello sport e della lotta contro il doping.

Il testo della raccomandazione si basa sui lavori condotti dal Gruppo di monitoraggio della Convenzione antidoping, tenendo conto della giurisprudenza pertinente della Corte europea dei diritti dell’uomo e del Codice mondiale antidoping.

I casi che sono già stati sottoposti alle giurisdizioni nazionali e internazionali illustrano come la lotta al doping nello sport rappresenti una questione di interesse pubblico e non possa più essere trattata come un fatto puramente privato. Negli ultimi anni sono sensibilmente mutate le violazioni delle norme sportive antidoping, che non si basano più soltanto sui risultati delle analisi di campioni biologici. È in gioco non solo l’imparzialità nei confronti delle atlete e degli atleti accusati di avere violato le norme antidoping, ma anche in definitiva la fiducia del pubblico negli organismi sportivi e nella giustizia sportiva.

“Contrastiamo il doping nello sport per garantire la correttezza della competizione. La lotta contro il doping richiede inoltre procedure eque, che a loro volta presuppongono l’indipendenza dell’indagine e organismi disciplinari e di ricorso indipendenti ed esenti da conflitti di interessi. Nel riconoscere la pertinenza del controllo pubblico, è anche importante garantire il principio della pubblicità dell’udienza e della pubblicazione delle decisioni. I contributi forniti dall’Agenzia mondiale antidoping (WADA), dalle organizzazioni atletiche e sportive e da vari organi del Consiglio d’Europa sono stati fondamentali per la stesura del testo. Sono certo che questa Raccomandazione rafforzerà ulteriormente la fiducia del pubblico nella giustizia sportiva”, ha sottolineato Anders Solheim, Presidente del Gruppo ad hoc di esperti su un accesso effettivo degli atleti alla giustizia e a un equo processo.

“Questo testo innovativo evidenzia ancora una volta il ruolo chiave svolto dalla nostra Organizzazione nella protezione dei diritti umani e del rispetto dello Stato di diritti in uno sport imperniato sui valori. Il Consiglio d’Europa, piattaforma di dialogo unica per favorire una cooperazione efficace tra i governi e le organizzazioni sportive, svilupperà le sue attività con gli Stati membri per garantire una progressiva attuazione di questa Raccomandazione. Miriamo a migliorare il sistema, al fine di tutelare il principio della separazione dei poteri, nel rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza delle federazioni sportive”, ha sottolineato il Vice Segretario generale Bjørn Berge.

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