Julian Assange rischia l’estradizione in America e 175 anni di carcere. Il giornalismo non è un crimine

La Corte suprema del Regno Unito ha respinto il ricorso di Julian Assange contro la sua estradizione negli Usa. Un collegio di tre giudici della Suprema Corte ha esaminato l’istanza sulla carta il 14 marzo 2022 e ha rifiutato il permesso di ricorrere in appello sulla base del fatto che “l’istanza non solleva una questione di diritto discutibile”.

È dunque ora quanto mai vicina la consegna di Assange agli Stati Uniti, dove rischia una condanna a 175 anni di carcere per aver contribuito a diffondere documenti riservati, tra l’altro, aventi ad oggetto informazioni su crimini di guerra commessi dalla forze armate americane in Iraq e in Afghanistan.

Gli Usa accusano Assange di aver cospirato, insieme all’analista delle forze armate Chelsea Manning, per ottenere illegalmente informazioni riservate. Ai sensi dell’Atto sullo spionaggio e dell’Atto sulle frodi informatiche, rischia fino a 175 anni di carcere.

Assange è accusato negli Stati Uniti di aver pubblicato centinaia di migliaia di pagine di documenti militari segreti e cablogrammi diplomatici riservati sulle attività del paese nordamericano nelle guerre in Iraq e Afghanistan, che sono stati diffusi dal suo portale di informazione WikiLeaks.

Il caso, su indicazione dell’Alta Corte, sarà ora rimesso alla Westminster Magistrates’ Court, la cui funzione da allora in poi si limita a deferire la decisione di estradizione al ministro dell’Interno, Priti Patel.

Il ministro dell’Interno decide quindi se ordinare o rifiutare l’estradizione negli Stati Uniti su una serie di basi legali. La difesa ha il diritto di presentare osservazioni al ministro dell’Interno entro le quattro settimane successive, prima di prendere qualsiasi decisione.

Nessun ricorso all’Alta Corte è stato ancora presentato da Julian Assange in relazione alle altre importanti questioni sollevate in precedenza presso la Westminster Magistrates’ Court. Tale processo separato di ricorso, ovviamente, deve ancora essere avviato.

Dopo che nel gennaio 2021 la giustizia britannica si era inizialmente pronunciata contro l’estradizione di Assange in Usa, lo scorso dicembre l’Alta Corte di Londra ha ribaltato la decisione, citando le rassicurazioni giunte dagli Stati Uniti in risposta alle preoccupazioni sollevate dal giudizio di primo grado. Successivamente il fondatore di WikiLeaks ha ottenuto, lo scorso 24 gennaio, l’autorizzazione ad impugnare il verdetto davanti alla Corte Suprema, che però ha appunto negato il ricorso.

Il caso di Julian Assange non riguarda solo una persona, ma la libertà di stampa nel mondo occidentale.

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