I diritti delle donne sono sempre più calpestati nel mondo

Negli ultimi 12 mesi Amnesty International ha documentato catastrofici attacchi ai diritti delle donne e all’uguaglianza di genere, che a livello globale hanno ridotto la protezione e aumentato le minacce nei confronti delle donne e delle ragazze.

 “Quanto accaduto nel 2021 e nei primi mesi del 2022 ha contribuito a schiacciare i diritti e la dignità di milioni di donne e di ragazze. Le crisi mondiali non hanno conseguenze uguali per tutte le persone, né colpiscono in modo equo. Le conseguenze, sproporzionate, nei confronti delle donne e delle ragazze sono ben documentate ma ancora trascurate, se non del tutto ignorate. Ma i fatti parlano chiaro. La pandemia da Covid-19, il completo passo indietro sui diritti delle donne in Afghanistan, le violenze sessuali di massa nel conflitto dell’Etiopia, gli attacchi all’accesso all’aborto negli Stati Uniti e il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul sono, singolarmente, gravi erosioni dei diritti, ma messe insieme costituiscono qualcosa di ancora più grave. Dobbiamo resistere a questo assalto globale ai diritti e alla dignità delle donne, e respingerlo”, ha dichiarato Agnès Callamard, Segretaria generale di Amnesty International.

“Gli ultimi due anni, dominati dalla pandemia da Covid-19, hanno avuto un impatto sproporzionato sulla vita delle donne. La violenza domestica è aumentata, l’insicurezza sul lavoro si è acuita, l’accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva è diminuito, in alcuni paesi la frequenza scolastica si è ridotta drammaticamente. Le persone che già erano più marginalizzate hanno subito le conseguenze peggiori. Le decisioni dei governi e delle altre autorità che hanno peggiorato la situazione delle donne e delle ragazze devono essere annullate”, ha aggiunto Callamard.

 

La guerra in Ucraina 

Il conflitto armato in Europa ha fatto piombare il mondo in una nuova crisi. Le immagini delle donne che partoriscono mentre cercano riparo dai bombardamenti, delle madri disperate o coi figli in braccio o delle bambine rimaste orfane, evidenziano cosa significhino per loro i conflitti e le crisi umanitarie. Le donne e le ragazze finite ora in mezzo al conflitto si sono unite a milioni di altre donne che hanno sofferto il costo umano dei conflitti armati della Siria, dello Yemen, dell’Afghanistan e di altri luoghi.

La progressiva militarizzazione della vita quotidiana grazie alla proliferazione delle armi, all’aumento della violenza e alla destinazione delle risorse pubbliche alla spesa militare, ha un costo altissimo per le donne e le ragazze.

Oggi in Ucraina e nelle zone circostanti, le donne e le ragazze sono di nuovo in grave pericolo. Amnesty International aveva già denunciato come gli ultimi anni di militarizzazione nelle regioni dell’Ucraina orientale avessero causato l’aumento della violenza di genere e ridotto l’accesso ai servizi essenziali. Il rischio ora è che ciò si estenda in tutto il paese.

 

L’enorme restrizione dei diritti delle donne e delle ragazze in Afghanistan 

Da quando, nell’agosto 2021, hanno preso Kabul, i talebani hanno imposto grandi restrizioni ai diritti delle donne e delle ragazze in tutto l’Afghanistan. Alle donne è stato detto che non potevano tornare a lavorare e che non potevano viaggiare se non accompagnate da un tutore di sesso maschile. Le ragazze di età superiore ai 12 anni non possono ricevere un’istruzione. Il sistema, seppure imperfetto e negoziato passo passo, introdotto per rafforzare la protezione delle donne dalla violenza di genere, è stato smantellato. Avvocate, giudici, operatrici dei rifugi e altre donne che avevano cercato per anni di farlo funzionare ora rischiano rappresaglie.

“Le leggi, le politiche e le prassi dei talebani vogliono eliminare i progressi nel campo dei diritti umani per cui la popolazione dell’Afghanistan ha lottato per decenni. Nonostante le coraggiose proteste delle donne in tutto il paese, i talebani restano determinati a costruire una società in cui le donne siano cittadine di seconda classe. Limitate nei movimenti, private dell’istruzione, senza possibilità di lavorare e percepire un reddito, prive di protezione dalla violenza di genere: tutto questo è inconcepibile e la responsabilità ricade non solo su chi attua questo disegno ma anche su chi resta in silenzio”, ha commentato Callamard.

“I governi devono porre i diritti delle donne al centro della loro politica estera sull’Afghanistan. Devono prendere esempio dalle donne che difendono i diritti umani e insistere perché le donne e le ragazze abbiano uguale accesso all’istruzione, al lavoro e ai servizi essenziali, senza discriminazione”, ha proseguito Callamard.

 

La violenza di genere in Etiopia 

La violenza di genere è stata una caratteristica costante dei conflitti armati che sono proseguiti e si sono allargati negli ultimi 12 mesi. Amnesty International ha denunciato violenze sessuali di massa nella regione del Tigray, ad opera delle forze armate dell’Etiopia e dell’Eritrea, e nella regione dell’Amhara da parte delle forze tigrine. Questi attacchi costituiscono crimini di guerra e possono persino corrispondere a crimini contro l’umanità. Molti degli attacchi documentati da Amnesty International, come gli stupri di gruppo, sono stati commessi da più soggetti criminali di fronte ai familiari. In alcuni casi, questi attacchi hanno anche compreso atti di mutilazione degli organi genitali o sono stati accompagnati da insulti di natura etnica e da minacce.

 

Protezioni legislative smantellate 

Negli ultimi 12 mesi sono stati arrecati importanti danni al sistema legale internazionale vigente per contrastare la violenza di genere.

Il 1° luglio 2021 la Turchia si è ritirata dalla Convenzione di Istanbul, l’architrave europeo per combattere la violenza di genere e assicurare i diritti delle sopravvissute. La decisione ha comportato un enorme passo indietro per i diritti delle donne e delle ragazze in Turchia e ha galvanizzato coloro che, in altri stati del continente, portano avanti agende contrarie ai diritti umani.

I diritti sessuali e riproduttivi sono a loro volta finiti sotto attacco. Negli Stati Uniti ha avuto luogo un attacco totale al diritto all’aborto: nel 2021 sono state introdotte nuove, restrittive leggi statali più che in ogni altro anno. In Texas è entrato in vigore un divieto quasi totale di abortire, poi convalidato dalla Corte suprema, che criminalizza l’aborto anche a sei settimane di gravidanza, prima che la maggior parte delle donne si renda conto di essere incinta. Questo divieto nega a milioni di donne il diritto di accedere a servizi di aborto legali e sicuri. Il futuro della protezione costituzionale di questo diritto rischia di essere compromesso quando arriverà di fronte alla Corte suprema, nel giugno di quest’anno.

Questi attacchi alle protezioni legislative dei diritti delle donne e delle ragazze sono particolarmente devastanti nel contesto della pandemia da Covid-19, che ha visto un profondo incremento della violenza di genere e un aumento di limitazioni e attacchi ai diritti sessuali e riproduttivi altrove nel mondo.

 

Le donne che difendono i diritti umani guidano la resistenza e promuovono il cambiamento  

Nonostante questi passi indietro, gli incessanti sforzi delle donne che difendono i diritti umani ottengono risultati. L’azione in favore dei diritti umani, le campagne e le mobilitazioni hanno conseguito importanti vittorie in materia di diritto all’aborto inColombia, Messico e San Marino. E se la Turchia si è ritirata dalla Convenzione di Istanbul, Moldavia e Liechtenstein l’hanno ratificata.

 

Le attiviste per i diritti delle donne della Slovenia hanno fatto sì che la legislazione sullo stupro si allineasse agli standard internazionali, dopo simili passi avanti ottenuti in Danimarca, Malta, Croazia, Grecia, Islanda e Svezia. Riforme analoghe sono in discussione in Italia, Olanda, Spagna e Svizzera.

 

Le attiviste e le difensore dei diritti umani sono state in prima linea nella resistenza e nelle manifestazioni per i diritti umani in molti stati, tra cui Ucraina, Polonia, Bielorussia, Russia, Stati Uniti e Afghanistan. In molti casi, lo hanno fatto affrontando intimidazioni, anche contro le loro famiglie, minacce d’arresto e aggressioni fisiche. Meritano il sostegno globale.

 

“I governi sanno bene cosa serve fare per difendere i diritti delle donne e delle ragazze. I donatori e gli investitori che supportano i governi devono premere sulle autorità affinché agiscano subito e con decisione, annullando leggi regressive, fornendo i servizi essenziali, garantendo uguale accesso al lavoro e all’istruzione, condannando la violenza di genere e rafforzando le protezioni anziché indebolirle, cessando di prendere di mira le donne che difendono i diritti umani. Nessuna società può permettersi o tollerare l’erosione della dignità di oltre la metà della popolazione mondiale. Non può esserci alcuna scusa per non governare in modo giusto ed equo per le donne e le ragazze”, ha concluso Callamard.

 

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