I carabinieri fanno irruzione nella notte nelle stanze d’albergo per verificare i dati di eventuali positivi

La denuncia è arrivata alla redazione di Nicola Porro ed ha dell’incredibile. Alle 2,30 del mattino la polizia bussa insistente alla porta di una tranquilla famiglia in vacanza a Roma. Pare sia una prassi abituale, quando vengono segnalati sospetti positivi al Covid. In questo caso la famiglia era in regola.

Vediamo assieme la denuncia arrivata alla redazione.

“Alle 2.30 della notte sento bussare fortissimo alla porta, sobbalzo nel letto incredulo di quel rumore e ancora ‘confuso’ chiedo chi fosse. Risposta: ‘Polizia apra subito!’”. Polizia? E perché alle 2.30 della notte gli agenti dovrebbero bussare alla stanza di un hotel? “Tra me ho pensato subito ad un errore – spiega Franco, nome di fantasia, in una lettera indirizzata alla redazione di Nicola Porro – Apro la porta e mi si palesano due poliziotti che mi dicono che la questura ha segnalato che la mia figlia maggiore di 9 anni risulta ancora positiva al Covid. Li guardo e, anche se la voglia di chiudergli la porta in faccia è forte, con calma gli dico che ci deve essere un errore in quanto mia figlia è guarita il 7 gennaio“. A quel punto Franco presenta certificato di guarigione, tampone negativo e green pass di guarigione. Concluso il controllo che manco al 41bis, “dopo aver raccolto tutte le foto” gli agenti “chiedono scusa per il disturbo” e lo informano “che sarebbero andati a svegliare un altra persona”. Alle 3 del mattino.

“Come mai allora i poliziotti hanno bussato alla porta di una famiglia che però era guarita e con tutte le certificazioni verdi in regola? – si chiedono dalla redazione di Porro – “Il problema deve essere stato dell’Azienda sanitaria – ipotizza il poliziotto – che potrebbe non aver comunicato la fine dell’isolamento”. È già successo. “Sotto le feste alcune persone sono state fermate dentro gli alberghi ma poi è finito tutto in una bolla di sapone perché l’Asl aveva omesso di inserire la fine quarantena”.

“Franco ovviamente resta allibito – scrivono dalla redazione di Porro: “Questo episodio mi ha lasciato un amaro in bocca infinito, forse perché sono e mi sento un cittadino sempre coerente con le leggi, ho fatto sempre tutto quello che mi è stato chiesto di fare, vaccinazione inclusa, e poi per un disguido tecnico devo essere svegliato nel cuore della notte, con tanto di spavento dei miei bambini, come se fossi un criminale“. E vanno bene le scuse, il lieto fine, la vacanza che ha comunque potuto concludere. “A me interessa ‘urlare’ che questo è troppo: non voglio vivere in uno stato di polizia, qui si è veramente oltrepassato il limite”.

Una fonte di polizia qualificata, a nicolaporro.it conferma il modus operandi che anche all’incredulo Franco è stato presentato come “di routine”. “Quando un turista arriva in una struttura alberghiera è costretto a consegnare il documento – spiega il poliziotto – L’albergatore poi in serata è costretto a inserirlo in un terminale che comunica alla questura le persone ospitate nella struttura, sia essa un albergo, un B&B o un ostello”. Sono norme introdotte nell’ottica del contrasto alla criminalità e al terrorismo: se un malvivente, un ricercato o una persona agli arresti domiciliari si registra col proprio nome, la polizia viene a saperlo e può pizzicarlo. Con la pandemia, però, il sistema informatico è stato aggiornato anche con le informazioni che riguardano lo stato Covid del cittadino: “Quando arriva la comunicazione esce fuori una schermata in automatico che segnala le persone in quarantena o positive”, spiega il poliziotto”. Se non intervenissero e scoppiasse un focolai le forze dell’ordine passerebbero molti guai.

Abbiamo deciso di ribattere questa notizia per solidarietà verso le persone coinvolte, perché forse, se tutti ci mettessimo a gridare assieme quello che sta accadendo, forse (e purtroppo è un forse), le cose potrebbero iniziare a cambiare.

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