Un’economia indisciplinata. Riformare il capitalismo dopo la pandemia. In libreria

«Come riconfigurare l’economia, riportarla al suo giusto spazio e impedirle di uscire dai suoi argini? Come assegnarla a uno spazio che le sia proprio e farne di nuovo un ordine tecnico, e non delle finalità?».
Questa è una delle domande centrali che Felwine Sarr (che la formula direttamente) e Gaël Giraud pongono nel loro libro-dialogo Un’economia indisciplinata. Riformare il capitalismo dopo la pandemia (Editrice missionaria italiana, pp. 152, euro 16), in libreria dal 9 settembre. Un dialogo, quello che mette di fronte Giraud e Sarr, decisamente fuori dagli schemi data la poliedricità dei protagonisti: Sarr, economista, scrittore e musicista senegalese, è tra i più noti intellettuali africani a livello internazionale; Giraud, gesuita, economista, è una vera e propria star dell’economia in Francia, presidente onorario dell’Istituto Rousseau, docente di economia alla Georgetown University di Washington, membro della Pontificia Accademia per la vita.

Attingendo alla propria formazione culturale e religiosa – Giraud prete cattolico, Sarr di provenienza islamica -, in dialogo con la filosofia, la sociologia e le scienze umane di oggi, spaziando da Jacques Derrida a Christoph Theobald, passando per i padri della Chiesa, Kant e Martin Buber, i due dialoganti tracciano la mappa di un’altra visione della scienza economica, non più intrappolata dentro le strettoie della ragione strumentale, che al suo massimo ha partorito il post liberalismo, responsabile della grave crisi ecologica e delle diseguaglianze sociali su scala planetaria.

L’economia che Sarr e Giraud tratteggiano in queste pagine, ricche di riferimenti culturali e accessibili al grande pubblico, è qualcosa di nuovo e di «indisciplinato»: in pratica tutto il contrario di quella «utopia mortifera di privatizzazione integrale del mondo e di riduzione di ogni risorsa a un capitale» (Gaël Giraud) che costituisce l’ossatura del post liberalismo. Il difetto dell’economia neoclassica, quella che va per la maggiore nelle aule universitarie, sostengono i due autori, è questo: «L’economia si è pensata sul modello della fisica classica e della meccanica classica, che è datata e che, nel frattempo, si è evoluta. Come disciplina, l’economia non si è presa il tempo di interrogare i propri fondamenti epistemologici».

E così il sapere economico resta schiavo di una ragione strumentale calcolante in cui, per esempio, non viene dato spazio né valore al desiderio né all’avvenire: «Un avvenire che non ci appartiene, del quale non siamo i proprietari ma che, malgrado tutto, viene a noi e che è una lieta promessa» (Gaël Giraud).

Il dialogo tra il gesuita francese e l’intellettuale senegalese propugna dunque la costruzione di un altro immaginario economico, tenuto conto che quello che fin qui ha governato la scena ha causato più danni che benefici: «Facciamo esperienza di un’economia che, per produrre beni di consumo spesso in eccesso, esaurisce la biocapacità del pianeta, ne sovrasfrutta le risorse, ne ostacola la capacità di rigenerarsi e trasferisce i proventi futuri nel tempo presente. É un’economia del presentismo, della smodatezza, della precarietà generalizzata e del soffocamento. É vitale ripensarsela nei suoi fondamenti strutturali, nei suoi modi di funzionamento e nelle sue finalità» (Felwine Sarr).

GLI AUTORI
Felwine Sarr è un economista e scrittore senegalese. Insegna filosofia africana alla Duke University in North Caroline. Personaggio poliedrico (è anche autore di romanzi e musicista), è considerato uno degli intellettuali più brillanti del Continente africano: il presidente francese Macron lo ha nominato responsabile della commissione sulla restituzione delle opere d’arte africane trafugate dalla Francia durante il colonialismo. Co-fondatore degli Ateliers de la Pensée di Dakar, ha pubblicato l’acclamato Afrotopia (Edizioni dell’Asino 2018), vincitore del Grand Prix of Literary Associations.

Gaël Giraud, economista francese e gesuita, lavora alla Georgetown University di Washington dove insegna economia e dirige il Programma per la giustizia ambientale. Fellow dell’International Energy Agency, direttore di ricerca al Cnrs di Parigi, è anche docente di teologia politica al Centre Sèvres. In passato chief economist dell’Agence française de développement, ha scritto Transizione ecologica. La finanza a servizio della nuova frontiera dell’economia (Emi 2015), più volte ristampato, vincitore in Francia del «Prix Lycéen du libre économique» e in Italia del «Premio Biella Letteratura e Industria».

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