Palestre chiuse: arrivano i rimborsi o voucher. L’intervento dell’Antitrust

L’Antitrust ha comunicato oggi di aver chiuso il procedimento aperto contro la nota catena di palestre McFit, dopo che la società si è impegnata ad adottare misure a tutela dei propri clienti danneggiati dalla chiusura degli impianti durante il lockdown del 2020.

Una vicenda quella delle palestre che non riconoscevano rimborsi o voucher agli utenti per i periodi di chiusura delle strutture più volte denunciata dal Codacons nel corso dell’emergenza sanitaria dello scorso anno, e sfociata nell’apertura di una procedura per pratica commerciale scorretta da parte dell’Antitrust.

Al centro delle contestazioni la richiesta di pagamento da parte della catena McFit e il prelievo dal conto corrente dei consumatori delle rate di abbonamento dei mesi da marzo a maggio 2020 (periodo in cui gli impianti sportivi sono rimasti chiusi), nonché la preclusione della possibilità contrattualmente prevista di sospendere l’abbonamento in questo periodo e il rifiuto opposto ai consumatori di sciogliere il contratto ai sensi dell’art. 216, comma 4, d.l. 34/2020

Nel provvedimento con cui l’Autorità accoglie gli impegni della catena Mcfit e chiude la pratica per violazione del Codice del Consumo, si legge:

“la società continuerà a non richiedere agli abbonati che non lo hanno eseguito il pagamento delle quote di marzo, aprile e maggio 2020 e attribuisce ai consumatori pregiudicati  dal  prelievo  delle  rate  contrattuali  dei  mesi  di  marzo  e  aprile  2020  la  possibilità  di ottenere un periodo di fruizione gratuita della palestra di pari valore”; “il  riconoscimento  della  facoltà  per  i  consumatori  di  sciogliersi  dal contratto  coerentemente  con  l’art.  216,  comma  4,  d.l.  34/2020  secondo  cui,  a  seguito  della sospensione  delle  attività  sportive,  ricorre  la  sopravvenuta  impossibilità  della  prestazione  nei contratti  di  abbonamento,  ex  art.  1463  c.c.”.

“gli  impegni  appaiono  in  grado,  nel  loro  complesso,  di  rimediare  ai  pregiudizi causati ai consumatori dalle pratiche commerciali contestate; le soluzioni prospettate, infatti, sono in  grado  di  risolvere  sostanzialmente  le  criticità  evidenziate  in  avvio  e  appaiono  coerenti  con l’obiettivo  delle  normative  emergenziali  consistente  nel  contemperare  l’interesse  dei  consumatori pregiudicati dalle chiusure con l’interesse dei professionisti ad evitare una diffusa crisi di liquidità causata dalla restituzione delle somme pagate per prestazioni non eseguibili.”

 

La nota catena di palestre è stata quindi costretta a rimediare ai propri errori, e a correggere le proprie politiche commerciali, nel rispetto dei diritti degli utenti che, nei mesi di lockdown, non hanno potuto usufruire dei servizi e pertanto non sono tenuti al pagamento delle rate e devono ottenere il rimborso delle somme addebitate sul conto corrente – commenta il Codacons.

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