Le mamme in Italia fanno più fatica a lavorare, soprattutto con figli piccoli. I dati dell’Istat.

Opportunità e scelte di occupazione dipendono in modo cruciale dal ruolo ricoperto in fa- miglia dalle donne. In particolare, la genitorialità ha un impatto significativo e duraturo sulle loro prospettive di occupazione e reddituali, mentre incide solo marginalmente su quelle degli uomini. Anche in questo caso il titolo di studio ha un ruolo centrale. Un elevato livello di istruzione rappresenta non solo un fattore protettivo di fronte alla perdita di occupazione, ma determina anche un maggiore attaccamento al lavoro delle donne dopo la maternità.

L’evidenza mostra che tra le single il tasso di occupazione è più elevato di quello delle donne in coppia senza figli, a sua volta superiore a quello delle madri, soprattutto con figli piccoli.

Una determinante cruciale del tasso di occupazione femminile è rappresentata dall’età del figlio più piccolo: in presenza di bambini in età prescolare il tasso di occupazione delle madri si riduce drammaticamente e ciò è tanto più vero quanto meno le donne hanno in- vestito in istruzione.

Tra le cause una carenza strutturale nella disponibilità di servizi educativi per la prima infanzia rispetto al potenziale bacino di utenza (bambini di età inferiore a 3 anni). Nell’anno educativo 2018/2019 la dotazione di servizi educativi specifici per la prima infanzia -nidi, sezioni primavera, servizi integrativi per la prima infanzia- sul territorio nazionale consisteva complessivamente in 13.335 unità di offerta, per un totale di 355.829 posti autorizzati al funzionamento.

Quando il bambino entra in età scolare il tasso di occupazione delle madri aumenta, pur rimanendo sempre al di sotto di quello delle single: la presenza di bambini molto piccoli pone questioni di gestione e di conciliazione molto serie, che si stemperano con la crescita dei figli

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